Il lento incedere della notte
Non sono in molti a esser riusciti a filmare la notte, raccontare cosa sia e chi vive la notte. È qualcosa di complesso perché non serve solo un gusto estetico per fotografare questo determinato momento, ma a volte è necessario uno sguardo che osservi la società che la abita, trovare una sintesi tra il suo sguardo e il racconto della notte.
Scorsese, per quel che concerne la rappresentazione urbana e metropolitana della notte così pulsante di psicosi, assurdità e ossessioni, rappresenta forse l’apice di questo conglomerato estetico, e in particolare una sintesi dedicata a New York. In Good Time, pellicola diretta dai fratelli Safdie, c’è tanto Scorsese, c’è tanta New York e c’è una notte come da tanto tempo non si vedeva. Le luci di semafori, lampioni, neon e di qualsiasi tipo di schermo inondano i primi piani, sempre strettissimi, come fossero uno sfondo fuori fuoco avvolgente e costante, con echi notturni direttamente da Taxi Driver. I colori dipingono e bruciano i volti che allo stesso tempo sono scavati grazie alle ombre prodotte; la città non ci abbandona mai, è sempre protagonista alla pari di Connie che vive la sua notte più difficile, folle e disperata. Connie ha poche ore per far uscire il fratello, Nick, affetto da un ritardo mentale e finito in galera dopo averlo aiutato in una rapina. Per dare ulteriore prova del proprio amore tutti i modi sono validi: farsi prestare soldi, o cercando di farlo evadere dall’ospedale in cui è ricoverato, oppure, meglio ancora, cercando di derubare un gruppo di spacciatori. Good Time è una sequela di situazioni in cui gli eventi precipitano sempre più, peggiorando le cose già pessime fin dall’inizio; la scrittura ricorda molto Fuori orario, in cui il tono comico si mescola con il tragico attraverso un incedere di sfighe senza sosta. Privo di quell’atmosfera kafkiana che avvolgeva la pellicola di Scorsese, Good Time al contrario mantiene un contatto con il reale sempre vivido, raccontando la storia di un gruppo di disadattati disperati privi di una propria indipendenza. Tutti ma proprio tutti i personaggi che Connie incontrerà durante la sua lunga nottata rendono conto sempre a qualcuno, che sia la madre o la nonna, senza una stabilità economica ed esistenziale che eviti loro di navigare a vista in quella periferia urbana che è la loro vita. Good Time è una corsa, avvolgente come le luci che dipingono le sagome di una sfortunata notte senza fine, e tumultuosa come il sound elettronico e sintetico che accompagna costantemente il viaggio di Connie. È una pellicola divertente per il suo incedere continuo di sventure, ma tragica per il realismo di un’umanità emarginata che cerca di fare fronte, spesso stupidamente, alla propria vita, vivendo giorno per giorno, notte per notte.
Good Time [id., USA 2017] REGIA Ben Safdie, Joshua Safdie.
CAST Robert Pattinson, Ben Safdie, Jennifer Jason Leigh, Barkhad Abdi.
SCENEGGIATURA Joshua Safdie, Ronald Bronstein. FOTOGRAFIA Sean Price Williams. MUSICHE Daniel Lopatin.
Thriller, durata 101 minuti.
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