SPECIALE DUELLANTI
Una guerra a suon di parole
1997. Un duello a colpi di parole. Un’audience di oltre 45 milioni di spettatori. Questo è stato lo scontro tra l’ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon e il giornalista britannico David Frost, raccontato in punta di fioretto da Ron Howard in Frost/Nixon – Il duello, adattamento che si poggia sul lavoro di Peter Morgan (sua è la sceneggiatura dello spettacolo teatrale) e sui suoi attori (Michael Sheen e Frank Langella).
I due si trovano in un momento difficile della loro carriera: uno in ginocchio dopo le dimissioni forzate dalla presidenza e l’altro in crisi per la sua vita professionale. L’unica via di fuga è questa intervista. Come pugili che prima di salire sul ring si preparano, così i due si allenano per lo scontro in cui è necessario il corpo a corpo per vincere. Frost/Nixon ha al centro la genesi e lo svolgimento dell’intervista – diventando anche dissertazione sull’essere in scena – che si costruisce con un semplice quanto spietato campo/controcampo in cui uno di fronte all’altro si sfidano a singolar tenzone. Se nei primi tre match è Nixon a vincere, nell’ultimo e più importante è Frost ad avere la meglio con l’ammissione di colpevolezza da parte del politico. Il cineasta gioca con i gesti, le parole, la postura dei suoi protagonisti, dimostrando la personalità dei suoi guerrieri, tracciando una chiara linea di demarcazione tra il “prima” e il “dopo”. Il repubblicano sicuro di sé, orgoglioso, tracotante, affabulatore, di professione ammalia il nemico, come le sirene i compagni di Odisseo. In un primo momento Frost non chiude le orecchie con la cera come l’eroe omerico, è completamente soggiogato da chi ha di fronte, tentenna ma non affonda la lama. È pressapochista (il Vietnam, la Cambogia) nel porre le domande, non incalza l’antagonista e il suo volto si fa nero e gonfio come quello di un boxer messo all’angolo. Solo in ultimo Frost ribalta la situazione, colpisce con colpi sempre più precisi, porta nell’arena il Watergate, lo decostruisce per poi ricostruirlo facendo nomi, citando le parole delle intercettazioni e Nixon, che prima era Golia, ora è un impaurito Davide, senza sassi nella sua bisaccia. Il veterano politico, madido di sudore, gonfio e solo si aggrappa alle corde del ring, barcolla come corpo molle e cade; prima eroico e borioso, ora si frantuma e ammette le sue colpe. Il Re è nudo e l’occhio televisivo indugia su di lui, sulle rughe del suo viso, sull’ombra scura della disfatta, sui frantumi della sua fragilità. Con Frost/Nixon – Il duello lo spettatore rivive una delle pagine più importanti della storia non solo politica partecipando a una rappresentazione (tele)visiva in cui due uomini anelano alla vittoria e per questa combattono fino in fondo come due eroi in uno scontro epico.
Frost/Nixon – Il duello [Frost/Nixon, USA/Gran Bretagna 2008] REGIA Ron Howard.
CAST Michael Sheen, Frank Langella, Holly Weber, Kevin Bacon, Rebecca Hall.
SCENEGGIATURA Peter Morgan (tratta dal suo omonimo dramma teatrale). FOTOGRAFIA Salvatore Totino. MUSICHE Hans Zimmer.
Drammatico/Biografico, durata 122 minuti.