Oltre i confini del Sistema Solare
1972. Mentre Cernan ultimava la sua celebre passeggiata lunare un’equipe della Nasa capitanata da Carl Sagan si mette all’opera per far diventare realtà un progetto a dir poco avvenieristico: sfruttare un particolare allineamento planetario che si ripete ogni 176 anni per inviare una sonda a far visita non solo a uno, ma addirittura a quattro pianeti del Sistema Solare.
Negli anni Settanta le missioni di navicelle spaziali inviate a scopo scientifico non sono di certo una novità per l’ente spaziale statunitense (il programma Pioneer esordisce infatti nel 1958), ma comunque le sonde Voyager si guadagneranno fin dal lancio un aura leggendaria, un po’ per la doppia missione che si anela nei speranzosi scienziati fautori del programma – che hanno avuto il nulla osta governativo per far raggiungere alle navicelle soltanto i pressi di due dei più grandi pianeti gassosi – e un po’ per il loro carico singolare e prezioso (i golden record contenenti suoni e immagini della Terra destinati a parlare di noi a qualunque forma di vita abbia la chance di entrarne in possesso). Anche se gran parte delle immagini e della narrazione di questo acclamato documentario dell’irlandese Reynolds uscito – non a caso – nel 40° anno dall’inizio del programma spaziale non si discostano tanto dalla media delle strutture formali impiegate solitamente nei film-reportage, non si può nemmeno dire che The Farthest non sia intriso di un certo pathos. Gli alti risultati scientifici e tecnologici ottenuti, e ritenuti giustamente fondamentali per l’esplorazione spaziale, sono già di per sé un discreto materiale di partenza per un racconto documentaristico. Ma la risonanza emotiva, l’attenzione e l’aspettativa vengono ulteriormente innalzate ad arte grazie alla scoperta progressiva dei retroscena della missione, ai numerosi inghippi svelati dagli scienziati, che si rivelano – sorprendentemente – degli astrofisici dotati di una vis comica capace di intrattenerci davvero, con i loro racconti appassionati e le candide ammissioni di veraci esperimenti fatti avvalendosi del comune rotolo di alluminio (adoperato solitamente per avvolgere i sandwich), per risolvere inaspettati blackout di attrezzature costate un occhio della testa e liberate a zonzo nello spazio. Del resto, per quanto siano evocativi i rendering dell’incontro tra le sonde e i pianeti, cinematograficamente parlando i fotogrammi più suggestivi vengono bruciati dopo solo una mezzora di film quando ammiriamo – rapiti – l’arrivo della Voyager 2 nei pressi prima del mastodontico Giove vessato dai primi fulmini extra-terrestri mai scoperti, e poi del maestoso Saturno. L’incontro con Nettuno e Urano hanno, per stessa ammissione dei tecnici Nasa, molto meno impatto visivo.
The Farthest [Id., Irlanda 2017] REGIA Emer Reynolds.
SOGGETTO Emer Reynolds. FOTOGRAFIA Kate McCullough. MUSICHE Ray Harman.
Documentario, durata 121 minuti.