Per difetto e per eccesso
Frank Castle è in cerca di vendetta. Qualcuno gli ha sterminato la famiglia. Ma è un veterano dei marines e sa bene come farsi strada nella giungla di malviventi che deturpano il Paese. Ha perso praticamente tutto e la sua vita è oramai ai margini.
Quando però inizia a comprendere l’intrigo che si cela dietro all’omicidio di sua moglie e dei suoi figli e ad alcuni loschi traffici legati a una delle ultime missioni alle quali aveva partecipato, tutto sembra riacquisire improvvisamente un senso. Serie strana The Punisher, spin-off di un’altra marvelliana uscita Netflix (Daredevil), procede un po’ sbilenca, ma provando a dimenare le anche. Funziona ad esempio il personaggio principale, che, seppur in qualche caduta da macchiettismo esasperato, regge bene la parte della vittima che si auto flagella a dovere perché alla fine il percorso di catarsi si deve fare e si farà. Funzionano, tutto sommato, gli Stati Uniti nei quali è calato, un Paese in profonda e continua contraddizione con entrambe le sue due più grandi passioni: la guerra e le armi (che poi la prima è conseguenza delle seconde e c’è un chiaro filo conduttore a farlo notare). I problemi nascono però altrove: il primo ha a che fare con la rappresentazione della violenza, il secondo con la ricerca di una sorta di realismo che forse non è così bene accetto, tenendo conto del contesto nel quale è iniettato. In poche parole, non abbiamo capito per quale motivo si sia scelta la via dell’eccesso e dell’iperbole in contrasto a una forte dose di pragmatismo della messa in scena: infatti, tutto fila (più o meno) liscio fino a che non ci si scontra con i momenti realmente topici; va da sé che siano gli scontri fisici, i combattimenti, le scene di tortura. Ecco, dopo una quantità di racconto piano, formalmente senza salti tripli, senza troppe metafore, simbolismi e ghirigori vari, uno si trova di fronte situazioni di puro stragenere, nelle quali il sangue scorre a fiumi, i corpi si tumefanno e i bulbi oculari si schiacciano. La domanda principale resta quindi una e una sola: perché? Che siano le prime avvisaglie di un’estetica alla Mel Gibson (che avrà pure i suoi problemi, ma ci sta insegnando molte cose sul rapporto tra corpo, sofferenza e crudeltà che Franko B se lo sogna) che ha iniziato a dare i suoi (avariati) frutti? Non sappiamo rispondere. L’unico consiglio che ci viene da dare è che questo The Punisher va preso con le pinze, oppure rimontato utilizzando solamente quelle scene grottesche e (visto il contesto) esuberantemente gore: potrebbe allora – per una volta – l’idea di giustizialismo scomparire veramente e non tutto il male venir per nuocere.
The Punisher [id., USA 2017 – in corso] IDEATORE Steve Lightfoot.
CAST Jon Bernthal, Ben Barnes, Ebon Moss-Bachrach, Amber Rose Revah.
Azione/Thriller, 49-60 minuti (episodio), stagione 1.