L’amore e la solitudine
Esce in Italia quasi un anno dopo la sua vittoria al 67° Festival di Berlino Corpo e anima di Ildikó Enyedi, film ungherese dalle atmosfere stranianti e rarefatte che narra una storia d’amore e di solitudine.
Qui, tramite la particolare love story tra Endre e Maria – due persone asociali e depresse che si avvicinano e s’innamorano dopo aver scoperto di fare lo stesso sogno (essere due cervi che vagano in un bosco innevato) -, la regista affronta in modo originale e malinconico problematiche quali il disagio esistenziale, il sonno come rifugio ed effimera via di fuga al proprio malessere e l’amore come possibile risposta alla solitudine. Tutte questioni espresse non solo dal soggetto, ma anche da diverse soluzioni stilistiche e linguistiche, a cominciare dalle ambientazioni, che sottolineano costantemente lo stato d’animo dei protagonisti. Così, se il malessere di Endre e Maria è visivamente rappresentato da un luogo di sangue e di morte come il mattatoio (posto dove i due lavorano e si conoscono) e dagli interni spogli e claustrofobici delle loro abitazioni, non è un caso che il loro rifugio onirico sia invece contrassegnato da uno spazio aperto, incontaminato e dai tratti fiabeschi come un bosco coperto di neve e attraversato dai rumori quieti della natura. Ma, oltre alla buona scelta dei set, il lungometraggio si avvale anche di un’ottima attrice protagonista (Alexandra Borbély), che con la sua recitazione monocorde, il suo sguardo stralunato e i suoi movimenti quasi meccanici riesce a impersonare efficacemente un personaggio al tempo stesso algido e fragile, distante e bisognoso di attenzione. Una serie di elementi ben esaltati da un climax sospeso e alienato, mirato a rafforzare il carattere straniante della vicenda e dei suoi personaggi. Un’atmosfera, quella creata dalla cineasta, in qualche modo vicina al realismo magico, che unisce la concretezza e la tangibilità degli ambienti a un vago onirismo proveniente soprattutto da un ritmo compassato e da una colonna sonora rarefatta, oltre che da alcune immagini riflesse e da dei cromatismi talvolta pittorici. Il risultato è a tratti affascinante e intrigante, ma purtroppo non del tutto compatto e incisivo, a causa di una durata eccessiva e di un’autorialità troppo esibita: la regista realizza un’opera di quasi due ore allungando i tempi narrativi con pause non sempre necessarie, rischiando di far diventare Corpo e anima l’ennesimo “film da festival”, fruibile soprattutto da cinefili e addetti ai lavori. È dunque evidente che ci troviamo di fronte a un lungometraggio complessivamente interessante e suggestivo, ma che avrebbe avuto bisogno di un maggiore controllo sui tempi per essere pregnante ed efficace fino in fondo.
Corpo e anima [A teströl és lélekröl, Ungheria 2017] REGIA Ildikó Enyedi.
CAST Morcsányi Géza, Alexandra Borbély, Zoltán Schneider, Ervin Nagy, Tamás Jordán.
SCENEGGIATURA Ildikó Enyedi. FOTOGRAFIA Máté Herbai. MUSICHE Adam Balasz.
Drammatico, durata 116 minuti.