Il labirinto del capitale
Ha le sembianze di un labirinto la vicenda realmente accaduta nel 1973 che vide coinvolta la famiglia di Jean Paul Getty, all’epoca magnante petrolifero e uomo più ricco del mondo. Perché il rapimento del nipote del miliardario, avvenuto a Roma per mano di un gruppo di criminali calabresi affiliati alla ‘ndrangheta, potrebbe risolversi velocemente con il solo pagamento del riscatto, esoso certamente ma perfettamente nelle possibilità dell’uomo.
Il problema sorge però quando Getty non è solo l’uomo più ricco al mondo, ma anche probabilmente il più avaro, attento solamente all’accumulo di capitali, e la richiesta di pagare un riscatto di 17 milioni di dollari in cambio della vita del nipote per lui rappresenta una vera e propria follia. Accade allora che la vicenda viene lasciata interamente nelle mani della tenace madre del ragazzo, Abigail, e al braccio destro dell’anziano miliardario, Fletcher, senza però le risorse per portare avanti la trattativa. Viene a crearsi un teatrino assurdo in cui il valore del giovane è conscio a tutti, in particolare ai rapitori, ma la trattativa ha un senso relativo visto che la parte forte della contesa è chi in teoria sarebbe quella più danneggiata. Tutti i soldi del mondo ha i contorni di un labirinto per chi vi si trova in mezzo, come Abigail e Fletcher, l’uscita da questa situazione sembra essere a portata di mano – possibile che la fortuna di Getty sia così impossibile da smuovere? –, ma la beffarda ossessione per l’accumulo e la difesa del patrimonio da parte del vecchio rende il tutto districato come un rompicapo. Ed è proprio la statuina di un minotauro che Getty dona al nipote ancora fanciullo, forse di enorme valore perché risalente all’età antica, che esemplifica il personaggio, il vero mostro ad albergare in questo labirinto non sono tanto i rapitori straccioni, ma un uomo tanto potente quanto insensibile per l’ossessione e attaccamento alla propria fortuna. Ridley Scott realizza certamente una pellicola apprezzabile nel raccontare una vicenda che coglie la sintesi di un personaggio tanto forte quanto accecato dal proprio possesso, purtroppo poco interessata a domandarsi quanto questa figura incarni invece l’essenza del capitalismo occidentale degli ultimi due secoli. Tutti i soldi del mondo si semplifica riparandosi nella tediosa sicurezza del dramma a tonalità thriller, ma non coglie la potenza fondativa di un personaggio che esemplifica così perfettamente l’ossessione imprenditoriale per il potere economico. Insomma, è una pellicola che parla di avarizia e soldi ma troppo poco del possesso come affermazione del proprio essere self made man, troppo concentrata a raccontare l’insensibilità di un essere umano piuttosto che quella di un sistema economico.
Tutti i soldi del mondo [All the Money in the World, USA 2017] REGIA Ridley Scott.
CAST Michelle Williams, Mark Wahlberg, Christopher Plummer, Charlie Plummer.
SCENEGGIATURA David Scarpa (tratta dal saggio Painfully Rich di John Pearson). FOTOGRAFIA Dariusz Wolski. MUSICHE Daniel Pemberton.
Thriller/Drammatico, durata 132 minuti.