Intrighi in carrozza
Sembra un gioco all’inizio troppo bello per essere vero, ma c’è quella sensazione che quella situazione tanto casuale non sia. Micheal, sessant’anni e una vita nella norma per chi fa parte della working class media statunitense con mutuo e un figlio in procinto di andare al college, un giorno come tanti arrivato a lavoro scopre di non rientrare più nei piani dell’agenzia di cui è dipendente.
Senza il coraggio di avvisare la moglie, a fine giornata si dirige verso la stazione per prendere il treno che come tutte le altre volte lo porta a casa. Lì incontra una donna che gli offre 25.000 dollari subito e altri 75.000 se farà una cosa per lei prima della fine della corsa: trovare un passeggero misterioso con una borsa. Pochi indizi ma sufficienti per un ex poliziotto come Michael, che – inizialmente incredulo – dopo aver trovato la prima parte del denaro si convince che tutto è vero, e che i 100.000 dollari rappresenterebbero un bel paracadute per la sua situazione. L’uomo sul treno inizia appunto come fosse un lungo e strano indovinello, giocando con lo spettatore e seminando indizi in una caccia all’uomo contro il tempo, tanto che la prima metà della pellicola diverte e intrattiene doverosamente; il problema sorge quando però Micheal intuisce che la situazione è ben più pericolosa di quanto potesse sembrare. Viene a sapere che la sua famiglia è nelle mani di misteriosi individui, all’interno del treno compare un cadavere, la situazione di conseguenza precipita velocemente in un vorticoso susseguirsi di eventi drammatici. The Commuter cambia forma, quella che era un thriller accetta il tono adrenalinico dell’action, incurante del fatto che spesso e volentieri questa scelta appaia fin troppo forzata. A partire dalla regia di Jaume Collet-Serra, che a tutti i costi vuole l’ipertrofia visiva, con carrellate all’interno di vagoni o che attraversano i contrassegni dei biglietti dei passeggeri. Molto semplicemente il film si dimentica di cercare il dinamismo all’interno della narrazione a favore di scazzottate ed esplosioni superflue e fuori tema. L’uomo sul treno cerca sì, nobilmente, d’inserire le ossessioni e le paure dell’America post-crisi finanziaria ai tempi del terrorismo islamico, raccontando di un individualismo sempre più accentuato e una cultura del sospetto nei confronti del prossimo e dei poteri forti, ma lo fa con retorica e tutto sommato marginalmente alla vicenda. The Commuter in definitiva parte con delle buone premesse per essere una pellicola d’intrattenimento, che dalla sua avrebbe diverse frecce al suo arco per raccontare alcune fissazioni e le ansie della classe media occidentale, ma s’incaponisce nel voler stupire lo spettatore, nel modo sbagliato e più superficiale, in una forzata corsa ipercinetica.
L’uomo sul treno – The Commuter [The Commuter, USA/Francia/Gran Bretagna 2017] REGIA Jaume Collet-Serra.
CAST Liam Neeson, Vera Farmiga, Patrick Wilson, Sam Neill, Jonathan Banks.
SCENEGGIATURA Byron Willinger, Philip de Blasi. FOTOGRAFIA Paul Cameron. MUSICHE Roque Baños.
Thriller/Azione, durata 104 minuti.