SPECIALE CINEMA LGBTQ
Dancing Queens
Tre amici sono diventati tre performer in terra australiana, gioiosi di portare sul palco ogni sera il loro sfogo dalla quotidianità che li circonda. L’occasione di un lungo viaggio a bordo di Priscilla, uno sfavillante torpedone argenteo, mette gli uni a confronto con gli altri e con il loro passato. Un guasto al veicolo, poi, permette a un locale meccanico di unirsi al gruppo.
Nel 1994 Priscilla fu presentata a Cannes nella sezione Un certain regard, raccogliendo ampi plausi dal pubblico. Circa un decennio più tardi, il racconto debutta anche nei teatri in versione musical, con le paillettes della scarpa-scivolo ad annunciare il loro arrivo. Sembra quasi una favola questo viaggio attraverso l’outback australiano, in cui l’assenza quasi totale della scenografia offre infinite possibilità allo sfarzo di trucco e costumi, per i quali i designer Tim Chappel e Lizzy Gardiner hanno anche ricevuto l’Oscar. Non si può negare a questo film di aver contribuito ad aprire le porte del mainstream su tematiche LGBTQ, in un momento storico in cui AIDS e HIV campeggiavano molto spesso sulle prime pagine dei giornali. Quello che colpisce, insieme alle coreografie e alla dolcezza che domina lo schermo dall’inizio alla fine dell’opera, è anche un’atmosfera avulsa dalla realtà, in cui i personaggi incontrati dai protagonisti non sembrano aspettare altro che sentirsi parte del gruppetto, anche solo per il tempo di una canzone. Persino il figlio di Tick elabora istantaneamente e di buon grado la situazione del padre. Eppure sappiamo bene che la realtà è molto diversa da tutto ciò, apparendo spesso come un campo minato in cui l’omofobia si nasconde dietro ogni angolo e Stephen Elliott non lascia la preziosa Priscilla esente da atti vandalici e vere e proprie aggressioni omofobe da parte di gang locali. Ma non è tanto la verosimiglianza di questi reati che interessa al regista, visto anche il modo repentino in cui vengono processati da parte del gruppo. La descrizione e il racconto si basano piuttosto sulla gioia e sull’armonia che si creano ogni volta che i tre salgono sul palco, sia esso dentro un locale o nel bel mezzo del nulla. Il contrasto tra i pantaloni a zampa e i copricapi sullo sfondo della notte desertica restituiscono la possibilità di spogliarsi dalle costrizioni e sfogare finalmente le pressioni imposte non solo ai tre performer ma anche agli astanti, partecipando a pieno ritmo alle canzoni emesse dal decorato mangianastri. I tre protagonisti regalano momenti di straordinaria capacità attoriale, riversata soprattutto nell’uso di una mimica facciale, di cui Weaving si rivela un sapiente conoscitore.
Priscilla – La regina del deserto [The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert, Australia 1994] REGIA Stephan Elliott.
CAST Terence Stamp, Hugo Weaving, Guy Pearce, Bill Hunter.
SCENEGGIATURA Stephan Elliott. FOTOGRAFIA Brian J. Breheny. MUSICHE Guy Gross, Ce Ce Peniston.
Commedia/Musicale, durata 102 minuti.