Segreti superficiali e corpi bellissimi
“Che registi mi piacciono? Quelli che ti fanno capire chi diavolo ha fatto quel film”, sosteneva con convinzione il maestro Howard Hawks. Come dargli torto. Sul fatto che Paolo Sorrentino sia un regista il cui stile è estremamente riconoscibile ci sono ormai pochi dubbi al riguardo. Qualche dubbio invece viene mosso da molti sull’effettiva qualità estetica di questa sua riconoscibilità. Ma un autore è un autore e, spesso, o lo si ama o lo si odia.
Detto questo, parlare della prima metà di Loro – sua ultima fatica – non è cosa facile. Una volta usciti dalla sala, la prima sensazione è quella di aver visto, appunto, solo la prima parte di un’opera che invece necessita di essere fruita nella sua interezza per poterne trarre qualche conclusione. Ma nonostante tutto, le evidenze emergono: c’è poco da fare, il cinema di Sorrentino è uno dei più efficaci nel raccontare un mondo nuovo che stiamo – in maniera sempre più caotica e fluida – assaporando giorno dopo giorno. Un mondo che ancora non conosciamo, che muta e che ci scivola dalle mani. Un mondo fatto di false icone, corpi che si deturpano, si ergono a spazi simbolici, si trasformano senza che nessuno abbia il tempo di accorgersene. Corpi vivi, vivissimi, bellissimi e corpi invecchiati, morti. Un mondo che contiene superfici che rappresentano, meglio di qualsiasi contenuto, gli immaginari che ci pervadono ogni giorno. Un mondo falso e ipocrita fatto di apparenze che si affastellano, si raggruppano, si rendono uniche, indivisibili e allo stesso tempo moltiplicabili all’infinito.
Il cinema di Sorrentino è questa riflessione, è il modo di superare le barriere formatesi con le macerie dei postmodernismi, è lo sguardo attento che sa citare tanto Fellini e Antonioni quanto Harmony Korine, facendo credere che i primi provengano dal futuro e trattando il secondo come se fosse già un classico. Il cinema di Sorrentino è tutto ciò e Loro ne è l’ultimo tassello, anche se sicuramente non quello definitivo. Una cassa di risonanza enorme come il nome di Berlusconi, un vuoto politico come quello che sta abitando il nostro paese in questo periodo e il gioco è fatto. Ma il film, a prescindere da ciò, è perfetto, riprende tutte le funzioni di questo cinema che poco fa ho cercato di descrivere e le rende ancora più impercettibili, le nasconde all’occhio, le posiziona in vortici di senso che poco significato avrebbero se estrapolati da quel contesto. Ed è così che deflagra tutta la forza di Loro 1: Sorrentino ha capito la cosa più importante di tutte e cioè che il cinema può distruggere e ricreare, può rendere ridicolo ciò che ridicolo non è e viceversa, mettendo in scena il potere, logorando chi il potere ce l’ha. Tutto il resto è storia di segreti inconfessabili, misteri insondabili e grandi bellezze. Come d’altronde sempre è stato e sempre sarà.
Loro 1 [id., Italia/Francia 2018] REGIA Paolo Sorrentino.
CAST Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Pasqualina Sanna, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio.
SCENEGGIATURA Paolo Sorrentino, Umberto Contarello. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE Lele Marchitelli.
Drammatico/Commedia, durata 104 minuti.