Il codice etico della violenza
Una voce infantile che conta alla rovescia, un respiro affannoso, un sacchetto di plastica, chiuso intorno a un volto maschile, che si dilata e si accartoccia seguendo i movimenti di una bocca invisibile.
L’inizio di A Beautiful Day – You Were Never Really Here è già una precisa dichiarazione d’intenti: catturare lo spettatore creando una claustrofobica simbiosi con il protagonista Joe, un veterano di guerra tormentato dagli orrori bellici e da un’infanzia di abusi e violenze, che sopravvive, in un’esistenza scandita da un tentativo di suicidio dopo l’altro, declinando la sua disperazione e la sua brutalità animalesca nel tentativo di salvare ragazze minorenni costrette a prostituirsi.
Il folgorante incipit precipita chi guarda in un noir cupissimo e sanguinolento, con una regia che si incolla al suo protagonista e ne viviseziona sguardi, ansimi e cicatrici. Accompagnato da una colonna sonora eterogenea e di grande impatto – curata da Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead e compositore di diverse colonne sonore – il montaggio serrato in cui dominano dettagli e particolari, raramente inquadrature d’insieme, impone al film un ritmo martellante, che però con il passare dei minuti diventa un limite, quando le scene violente si accumulano, gli eventi precipitano e la trama sconta alcune svolte narrative poco verosimili.
La regista Lynne Ramsay (…e ora parliamo di Kevin) non ha paura di rischiare compiendo scelte espressive molto nette, ma non padroneggia fino in fondo una storia che sul finale perde intensità – nonostante l’escalation di sangue suggerisca il contrario – tra alcuni momenti stilisticamente potenti ma un po’ fini a se stessi (il “suicidio” di Joe nel lago) e altri in cui la crudezza delle immagini si mescola a simbolismi di maniera.
Joe è il magnete attorno al quale ruota tutto il film, grazie al carisma e all’espressività del suo interprete: l’eclettico Joaquin Phoenix (premiato come miglior attore a Cannes), appesantito e trasandato, dà corpo a un uomo alla deriva che dalla violenza (vista e subita) non vorrebbe fare altro che scappare, ma solo nella violenza ritrova sé stesso e conquista una breve tregua dai suoi incubi. Forse sarebbe stato auspicabile approfondire maggiormente l’interiorità di Joe (il rapporto con la madre, gli incubi legati all’infanzia e all’esperienza da soldato), che viene soffocata progressivamente dall’accelerazione narrativa con escalation di sangue e violenza, quando invece avrebbe avuto bisogno di un po’ di respiro.
A Beautiful Day – You Were Never Really Here [You Were Never Really Here, Gran Bretagna 2017] REGIA Lynne Ramsay.
CAST Joaquin Phoenix, John Doman, Judith Roberts, Ekaterina Samsonov.
SCENEGGIATURA Lynne Ramsay (tratta dall’omonimo romanzo di Jonathan Ames). FOTOGRAFIA Thomas Townend. MUSICHE Jonny Greenwood.
Drammatico / Thriller, durata 95 minuti.