Da un altro mondo: il nostro
Ad ogni uscita della Coconino Press, nella collana dedicata al gekiga, si crede sempre di aver compreso, di aver conosciuto, di avere ormai un’idea esaustiva di cosa sia quel movimento e di cosa quelle opere possano e sappiano offrire. Poi arriva un nuovo volume, come questo Neve rossa di Susumu Katsumata, e tutto va rivisto: i confini si ampliano, i contenuti e i riferimenti si arricchiscono, la parola fumetto e l’idea a essa collegata diventa più potente, più capace.
Katsumata è un fisico teorico, ha studiato per necessità, forse per obbligo morale in una società in cui lavoro, successo e posizione sociale sono tutto o quasi. Gli anni in cui era studente erano quelli del movimento studentesco e della contestazione, ma il suo animo solitario non riuscì mai a identificarsi completamente con le masse e ad annullare la sua voglia di differenza. 
Fu così che le sue prime storie, nate per gioco e per emulazione avevano come protagonisti animali parlanti, lo strumento principe, sin dalla notte dei tempi, della satira, dell’ironia, della necessità di parlare seriamente dell’uomo senza mai essere presi sul serio. La raccolta Neve rossa, intitolata come uno dei racconti in essa contenuto, è recente, in Giappone è stata pubblicata nel 2005. Ora i protagonisti sono uomini, non più maschere, ma l’alterità di Katsumata sceglie il filtro del tempo: tutti i racconti sono ambientati in un passato lontano ma neppure lontanissimo e la narrazione è infarcita di simboli, miti, tradizioni, modi di pensare che appaiono schematici e superati ma che, al contempo, si svelano attuali, presenti e temibilmente pressanti. Tematicamente Susumu Katsumata ha sempre prediletto le relazioni umane – la famiglia, gli amici, gli affetti e il rapporto tra sessi – mediante un coprotagonismo dove non c’è mai una figura di spicco che sovrasta le altre o le oscura. Come a dire che se un essere umano spicca, avanza, assume importanza, è solo grazie ad altri, in funzione di altri, dunque lo spazio di ciascuno ha pari dignità e nella vignetta ciò diventa equità, equilibrio, stesso livello di dettaglio, stesso piano di azione e presenza. Presenza anche sonora perché nei racconti di Neve rossa le onomatopee non sono un semplice sfogo di vitalità, ma riproducono un paesaggio sonoro, per certi versi perduto, che vive solo nei ricordi dei giapponesi ora sommersi e resi rumorosi dai processi di industrializzazione. Anche nel disegno Katsumata è invece silenzioso, essenziale, dà voce a ciascun elemento ma anche quando i personaggi gridano non sembrano mai riempire la scena. Disegna col nero, col grigio e anche col bianco che resta non-disegnato. Ovunque aleggia uno spirito nostalgico, meravigliato, in cui la migrazione delle anatre, la bollitura del sake, l’arrivo delle prime mestruazioni, il taglio di un albero, mostrano ancora un’aura oggi divorata e resa sterile. Un mondo fatto di magia e superstizione che cercammo di annullare ma che oggi torna ad affascinarci.
Neve rossa [Giappone, 2005]. TESTI E DISEGNI Susumu Katsumata.
TRADUTTORE Vincenzo Filosa. EDITORE Coconino Press – Fandango.
Gekiga, 230 pagine.