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In Fabric

mercoledì 28 Novembre, 2018 | di Emanuele Rauco
In Fabric
Torino Film Festival
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Voto autore:

36° Torino Film Festival, 23 novembre – 1 dicembre 2018, Torino

Un vestito per domarli
Il grande magazzino per Strickland è come il centro commerciale per Romero: luoghi malefici in cui inscrivere una satira orrifica sul consumismo e sul ricasco ai danni della società. Ma se Zombi guardava all’istituzione, In Fabric sembra più attento all’oggetto: dalla vendita all’ingrosso a quella al dettaglio.

Il film racconta infatti di un vestito maledetto che, venduto ai saldi di gennaio in un raffinato grande magazzino che nasconde segreti inconfessabili, distrugge le persone che ne vengono in contatto. Dal Vestito per uccidere di De Palma al Vestito che uccide di Tobe Hooper, Strickland sceglie la via dell’horror sardonico per ribadire la propria aderenza al cinema bis degli anni Settanta, soprattutto sponda italiana, e almeno superficialmente fare critica sociologica.mediacritica_in_fabric_290
In Fabric nella prima parte si concentra sui dettagli attraverso la grana della fotografia in pellicola di Ari Wegner, facendo dell’immagine qualcosa di paragonabile a un tessuto e di Strickland la versione filmica di un sarto; poco a poco però la cura artigianale e le suggestioni d’antan si stemperano e le tracce umoristiche − i personaggi di Clive e Stash e le notazioni sulla burocrazia del lavoro − sembrano strizzate d’occhio prive di humour, digressioni continue infinite e stanche verso un film che perde ogni direzione, ogni interesse e molti dei suoi punti di forza.
Tutto ciò che di buono e sorprendente Strickland aveva mostrato nei suoi film precedenti in termini di tensione e seduzione dell’immagine, soprattutto Berberian Sound Studios e The Duke of Burgundy, in In Fabric è ridotto a divertissement al limite con una ricercata cialtroneria, in cui l’unico interesse del regista, più che la costruzione di un rapporto con lo spettatore che sia di testa o pancia, sembra essere unicamente l’assegnazione di una rilevanza estetica al kitsch, al cattivo gusto, al camp. Con le armi però di un presunto buon gusto cinematograficamente un po’ snob, e quindi ipocrita.

In Fabric [id., Gran Bretagna 2018] REGIA Peter Strickland.
CAST Marianne Jean-Baptiste, Gwendoline Christie, Fatma Mohamed, Hayley Squires, Sidse Babett Knudsen. SCENEGGIATURA Peter Strickland. FOTOGRAFIA Ari Wegner. MUSICHE Cavern of Anti-Matter.
Horror, durata 118 minuti.

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