Belli in rosa
Non necessariamente per dire qualcosa di importante e giusto bisogna scombinare le carte o rivoluzionare il medium con cui si comunica: Sex Education lo testimonia. La serie creata da Laurie Nunn per Netflix (prima stagione da 8 episodi, seconda confermata per il 2020) resta dentro i confini del teen drama e cerca di sfruttarne le caratteristiche per comunicare con i propri spettatori qualcosa che, dati alla mano, è davvero urgente: come il titolo stesso dice, l’educazione sessuale.
Nunn e compagnia scrivente non hanno paura della missione educativa della tv specie se rivolta agli adolescenti e in Sex Education raccontano di due ragazzi – lui (Asa Butterfield) con un noiosa repressione sessuale ma anche una grande conoscenza teorica dovuta alla madre sessuologa (splendida Gillian Anderson), lei (Emma Mackey, una rivelazione) una ragazza smaliziata e più a suo agio col sesso e per questo etichettata come poco di buono – che decidono di mettersi insieme per aiutare i compagni di scuola con problemi legati al sesso. Una clinica sui generis attraverso la quale descrivere le varie sfaccettature della sessualità attraverso le difficoltà dell’età e le complicazioni della sfera psichica.
La serie riscopre una caratteristica che il giornalismo e la critica televisivi hanno spesso sottovalutato negli ultimi anni, ovvero l’andamento “procedurale” e verticale – ogni episodio una storia e un problema da risolvere – a discapito della macro-storia che è legata, come nelle serie classiche, ai personaggi e ai loro rapporti, permettendo così di affrontare direttamente temi come l’omosessualità repressa, le disfunzioni sessuali, la capacità di capire e conoscere l’altro come vero mezzo di attrazione sessuale che si collega anche a un tema più generale e decisamente fondamentale di questi tempi: la conoscenza e la competenza come fattori essenziali, l’auto-affermazione come forza spirituale, culturale e mentale («Se vuoi vivere così, devi diventare più forte», dice il padre a Eric, l’amico gay e queer del protagonista Otis).
All’interno di questo andamento episodico si trova la possibilità di tante micro-variazioni sul tema in senso stilistico e registico senza alterare la fedeltà a un’impronta visuale (regie di Kate Harron e Ben Taylor) che mescola i filtri social a una patina anni Settanta, e anche la possibilità di sbozzare i personaggi attraverso le situazioni, l’ironia, la leggerezza che non cela il peso delle questioni (l’episodio 3 sull’aborto, l’episodio 5 sul bullismo cibernetico col bellissimo finale in stile Spartacus). Il tutto senza abiurare mai dai luoghi comuni del teen drama, dagli stereotipi su cui costruire i personaggi, anzi cercandoli, giocandoci, reinventandoli, citandoli, cercando di avvicinarsi nel modo più credibile ed efficace possibile al cinema di John Hughes. E riuscendoci con vivacità e sensibilità di scrittura e recitazione in nome della consapevolezza di sé stessi, partendo dai genitali e finendo all’essenza più intima.
Sex Education [id., Regno Unito 2019 – in corso] IDEATORE Laurie Nunn.
CAST Asa Butterfield, Emma Mackey, Gillian Anderson, Ncuti Gatwa.
Teen drama, durata 47-53 minuti (a episodio), stagione 1.