Marijuana rosso sangue
Estremo nord della Colombia, fine anni Sessanta. Il giovane Rapayet, della comunità indigena dei Wayuu, chiede in moglie Zaida, figlia di Ursula, capoclan influente e rispettata per le sue doti divinatorie. Per poter ottenere la dote richiesta dalla famiglia della ragazza (capre, mucche, muli e collane), Rapayet decide di abbandonare il commercio del caffè per inserirsi nel ben più redditizio traffico di marijuana verso gli USA, diventando intermediario tra i produttori locali e gli acquirenti nordamericani.
In breve tempo otterrà la mano di Zaida e acquisterà sempre più potere all’interno della comunità, ma il fiume di “oro verde” porterà con sé, insieme alla ricchezza, anche sangue e violenza.
I registi Ciro Guerra e Cristina Gallego adottano uno sguardo documentaristico per raccontare gli usi e i costumi di una comunità rurale che in meno di dieci anni si è trovata ad affrontare un cambiamento epocale, che ne mette in crisi le antiche tradizioni. La popolazione Wayuu, dedita per lo più alla pastorizia, viene travolta dalla ricchezza derivante dal narcotraffico non riuscendo a trovare una sintesi tra le usanze locali e le “necessità capitalistiche” portate dal commercio di marijuana. Nel tentativo di rispettare i codici d’onore della comunità, la famiglia di Rapayet sarà costretta a un conflitto fratricida scatenato da tradizioni ancestrali ormai morenti, che inevitabilmente cozzano con il cinismo privo di valori che il nuovo ruolo di narcotrafficanti richiederebbe.
Oro verde muta da riuscito ritratto antropologico in gangster movie piuttosto tradizionale, senza rinunciare al ritmo compassato che caratterizza soprattutto la prima parte, alternando scene di violenza e di vita quotidiana a momenti dove la natura e il paesaggio prendono il sopravvento. Sabbia, alberi, vento, cavallette sono protagonisti tanto quanto l’uomo, forse perché destinati a sopravvivergli, una volta esploso l’ultimo colpo di pistola.
Se in film come Il Padrino l’ascesa al potere di una nuova generazione è connessa alla perdita di legami con il passato, qui – in una comunità dalla forte impronta matriarcale – l’ambizioso Rapayet si scontra con un sistema di valori che condiziona le scelte della famiglia a prescindere dalle conseguenze: il canto del cigno di un mondo destinato a scomparire, che non si piega alla nuova realtà anche a costo di autodistruggersi.
Oro verde – C’era una volta in Colombia [Pájaros de verano, Colombia/Danimarca 2018] REGIA Ciro Guerra, Cristina Gallego.
CAST Carmina Martinez, José Acosta, Jhon Narváez, Natalia Reyes. SCENEGGIATURA Cristina Gallego, Ciro Guerra, Maria Camila Arias, Jacques Toulemonde Vidal. FOTOGRAFIA David Gallego. MUSICHE Leonardo Heiblum.
Drammatico, durata 125 minuti.