Ballate (quasi) macabre
Bella idea quella di mettere insieme un’antologia a fumetti dedicata alla murder ballad, un sottogenere musicale che attrae e ha attratto molti parolieri, poeti e cantautori per la sua capacità di unire il romantico al decadente, la quotidianità al macabro.
Intrigante anche la scelta di intrecciare le vicende narrate a situazioni in bilico tra passato e presente. In questa direzione, Beltramini e Serra lavorano di comune accordo cercando di far quadrare, nell’ordito, sia la parte estetica che quella narrativa. I tempi ci sono, le scansioni ritmiche aumentano la tensione quando è necessario farlo, la diminuiscono quando la riflessione deve prendere il sopravvento su tutto il resto.
Lo stile e i registri variano, provando a rincorrere una eterogeneità che dà respiro all’opera e non la incatena in una banale riproposizione dello stesso schema per ogni racconto messo in scena.
Alcuni però funzionano più di altri e la scaletta è decisamente in salita, con una prima parte un po’ troppo fiacca. Le prime due vicende – Bambini nel bosco e Giù al fiume – sono infatti le più deboli: manca il giusto attrito, c’è il rischio di dimenticarsi troppo presto dei fatti narrati, perdendosi troppo facilmente nei disegni e negli acquerelli di Serra.
Molto meglio con le successive E poi non rimase nessuno e Brigantesse si muore: meno fronzoli e più diretti al punto, anche se qualche invenzione in più, per destabilizzare il lettore, non avrebbe guastato.
Senza ombra di dubbio il racconto che funziona più di tutti è l’ultimo, Solo un giorno come le rose: prendendo spunto da La canzone di Marinella di De André, la leggera ironia, la cronaca nera, il soffuso riferimento a un mondo che sembra ormai scomparso, ma che invece è ancora attaccato alla nostra Storia e il parallelismo azzeccato con una realtà fiabesca (le tavole si contrappongono una all’altra, tra leggenda e realtà), danno un senso pieno a tutto quello che viene rappresentato e narrato.
Tutto sommato un lavoro con una buona idea di partenza, ma che avrebbe necessitato di una forma più squilibrata e malsana, in modo da raffigurare con più forza e nel migliore dei modi la materia in esso contenuta.