Ruth e le compagne
Glitter, body sgambati e capelli cotonati; sono di nuovo sul ring le lottatrici più forti della serialità televisiva contemporanea, le donne più caparbie del mondo seriale.
Dopo aver girato il pilot, le “Gorgeous Ladies of Wrestling” devono affrontare le riprese della prima stagione del loro show, ma i problemi sono ancora molti. Sono ritornate le wrestler di Glow, la serie Netflix, composta da dieci episodi, di Liz Flahive e Carly Mensch, con i loro corpi, le loro mosse, i loro match, pronte a prendersi ancora e ancora il loro posto. Glow costruisce e mostra un interessante universo femminile, che rompe gli schemi, si dà senza troppe paure né ritrosie, portando al centro una narrazione di donne, escluse dai giochi, dalla società, dalla storia, immerse in un mondo solitamente maschile. Nella prima stagione la serie, mix perfetto di umorismo e lotta, dolore e sfida, dramma e commedia, grazie al wrestling − che usa il corpo come veicolo di senso, non per mostrarlo, ma per intrattenere e raccontare −, è stata in grado di demarginalizzare il femminile, focalizzandosi su temi cari all’essere donna (emancipazione, costruzione della propria identità, aborto). La seconda stagione, in perfetto stile anni Ottanta (la canzone sociale, i video musicali, l’oggettistica legata ai personaggi più amati di uno show), ha tutto questo e, se possibile, diventa ancora più intelligente e sovversiva; Ruth e le sue compagne, aiutandosi, cercando di salvare il programma, lavorando per uno scopo comune, scoprono una nuova forza, una sorellanza, e ricostruiscono se stesse. Infatti se prima il nucleo narrativo era riscatto e rinascita, qui invece è l’amicizia, la creazione di un umore collettivo (il settimo episodio ne è una prova): ogni lottatrice sa di poter contare sulle altre e, nonostante le liti – il complesso rapporto tra Debbie e Ruth continua ad essere uno dei cardini dello show–, gli scontri, al momento giusto sono corpo unico pronto a schermare, proteggere, sollevare chi ne ha bisogno. All’interno di quest’anello, interpretando Zoya The Destroya (Alison Brie), Liberty Belle (Betty Gilpin), Welfare Queen (Kia Stevens), stereotipi/tipi femminili, razziali e di genere, scrivono pagine di “saggistica” femminile: le molestie (Ruth alla cena con il potente di turno riecheggia il movimento #metoo), la riappropriazione della propria identità (Debbie e la sua sofferenza per la fine del matrimonio), la conquista della propria voce in un ambiente dove viene spesso detto loro di tacere e eseguire (Debbie che diventa produttrice, Ruth che dà consigli di regia e di sceneggiatura a Sam). Glow, mentre si prende gioco di ciò a cui viene ridotta la donna, mette paradossalmente da parte “l’incontro” e lo arricchisce di quella narrazione (il rapimento della figlia di Debbie, “The Good Twin”) che dà senso all’incontro stesso. Si decostruisce così l’immagine femminile e la si supera, debordando oltre il contingente per rappresentare qualcosa d’altro, per scrivere storie in cui le donne di tutte le latitudini e di tutte le età possono riconoscersi.
Glow [id., USA 2017 – in corso] IDEATORI Liz Flahive, Carly Mensch.
CAST Alison Brie, Betty Gilpin, Sydelle Noel, Britt Baron, Kate Nash, Gayle Rankin, Kia Stevens, Jakie Tohn.
Commedia/Drammatico, durata 29 minuti (episodio), stagioni 2.