Non solo lieto fine
C’era una volta è il titolo italiano di Once Upon A Time, serie statunitense alla sua prima stagione tutt’ora in onda su Abc, il cui pilot è stato trasmesso in Italia da Fox il giorno di Natale, in attesa della messa in onda ufficiale a partire dal 17 gennaio.
La serie è un riuscito fantasy leggero, che utilizza con disinvoltura i topoi fiabeschi mischiando racconti e novelle, romanzi e leggende. L’aggancio “reale” è garantito dal concept: a causa di una maledizione della Regina cattiva di Biancaneve, i personaggi di Fairytale sono bloccati in una grigia e monotona cittadina del Maine, Storybrooke, immemori della loro origine e preda di vite e ricordi fittizi. Solo il piccolo Henry (Jared S. Gilmore) sa come stanno le cose, forte di uno strano libro di fiabe in cui tutto è spiegato per filo e per segno; per questo sa che l’unica in grado di rompere la maledizione è Emma Swan (Jennifer Morrison), giovane solitaria impegnata in mestieri da dura, senza alcuna fiducia nel prossimo e assolutamente non incline a credere al ragazzino. La serie è scritta da Adam Horowitz e Edward Kitsis, già autori di molti episodi di Lost. Come in Lost, la struttura degli episodi è fondata su un’alternanza tra due piani spazio-temporali, a dire il vero qui due veri e propri piani di realtà. Ogni “capitolo” approfondisce un personaggio nel suo ruolo fiabesco e in quello nella Storybrooke maledetta, spesso con fitte corrispondenze che vanno da semplici giochi di parole sul nome (Cappuccetto Rosso è Ruby, Cenerentola è Ashley, la Evil Queen è Regina, e così via) ad approfondimenti psicologici più o meno curati. Le backstory degli abitanti di Storybrooke rivelano gli elementi che compongono il destino caratteriale e fiabesco dei personaggi: la loro realtà è quella del mondo delle fiabe, in cui essi hanno compiuto un percorso “esistenziale” che li ha condotti alle caratteristiche per cui li conosciamo. Un po’ come l’Isola per i losties, Storybrooke è per loro una prigione e al contempo il luogo della riscoperta di se stessi, a partire dall’arrivo di Emma che scompagina l’immota fissità della cittadina. Lungi dal voler stupire con effetti speciali e CGI (alquanto approssimativi), uno dei noccioli della serie è il confronto tra un mondo fantastico e un mondo verosimile che si rifà alle sperdute cittadine americane di periferia. Di episodio in episodio, ci accorgiamo che il recupero del lieto fine perduto è solo parzialmente l’obiettivo da raggiungere: la complicazione cui rimediare è piuttosto la perdita del percorso narrativo dei personaggi e dei loro ruoli, diventati spenti surrogati nelle mani del Sindaco/Regina dentro Storybrooke. Il pregio principale di Once Upon A Time è rendere protagonisti tridimensionali i personaggi secondari, abitualmente senza passato e meramente funzionali alla storia. Il Grillo Parlante, il Cacciatore, la Regina Cattiva hanno punti di vista e segmenti narrativi con propri svolgimenti; tanto che è in corso di definizione il tentativo di dare una motivazione plausibile (non ancora svelata) all’odio della Regina per Biancaneve; e la storia del Grillo Parlante getta nuova luce sul suo ruolo di “coscienza”, spiegando anche perché a Storybrooke sia uno psicologo in carne ed ossa piuttosto che un insetto. Da menzionare il tentativo di lavorare sui triti cliché dei personaggi femminili nelle fiabe: se Cenerentola viene riletta in chiave di ingenua ragazza madre, la Biancaneve fiabesca è una principessa-ladra che sa cavarsela da sola, le cui abilità riemergono nella protagonista Emma, indipendente e spericolata eroina la cui verve antiautoritaria viene presto incanalata in un ruolo ufficiale con la nomina a vicesceriffo. Molto riuscita anche la riattualizzazione del vero pericoloso antagonista, Rumpelstitskin (in italiano Tremotino, interpretato da Robert Carlyle) e dal suo corrispettivo Mr. Gold, l’uomo degli accordi e dei contratti, dei prestiti e dell’usura, al cui aiuto tutti, buoni e cattivi, più di una volta si trovano a dover ricorrere. Once Upon A Time è un buon prodotto di intrattenimento, che pur con una trama non originalissima (più volte è stato tirato in ballo il confronto con il fumetto Fables) ha una dignitosa coerenza interna che permette di non far pesare la necessaria dilazione di certe spiegazioni, né alcune semplificazioni narrative. Se tale coerenza si manterrà anche quando diventeranno d’obbligo chiarimenti e soluzioni convincenti, Once Upon A Time si confermerà la sorpresa della stagione seriale 2011/2012.
C’era una volta [Once Upon A Time, USA 2011-in corso] IDEATORI Adam Horowitz, Edward Kitsis.
CAST Jennifer Morrison, Robert Carlyle, Lana Parilla, Jared S. Gilmore, Josh Dallas, Ginnifer Goodwin.
Drammatico/Fantasy, durata 43 minuti (episodio), stagione 1.