Quando il boss diventa l’auditel
Ancora una volta la serialità televisiva si dimostra più interessante e innovativa del cinema. E ancora una volta il potere dell’auditel colpisce. È accaduto per Boss, la strepitosa serie incentrata sulla politica prodotta da Gus Van Sant, apparsa su Rai 3 a inizio ottobre e sospesa dopo due settimane a causa di ascolti deludenti.
L’intera vicenda ruota attorno a Tom Kane, potente sindaco di Chicago che gestisce come un despota le fila di un’intricata rete di politici, dirigenti e amministratori infiltratisi in ogni ente e istituzione della città. Ma ciò che fa di questa serie un’autentica rivelazione è la sorprendente tematica che lega insieme tutti gli episodi: il sindaco Kane è afflitto da uno stadio iniziale di demenza da corpi di Lewy e questo lo rende vulnerabile alla perdita della sua posizione. La paura prende il sopravvento, uno spettro aleggia su di lui ricordandogli qual è il suo destino. Egli vive nella consapevolezza che, presto o tardi che sia, quel mondo dorato che si è costruito cesserà. Per un uomo potente come Kane non c’è peggior sconfitta della malattia perché la salute è l’unica cosa che non si può comprare. Accanto a questo c’è la politica a tutto tondo, quella che noi tutti conosciamo: corruzione e malaffare, sesso e denaro, finte alleanze e voti comprati, scandali e insabbiamento delle prove. Qualsiasi mezzo, anche il delitto, è necessario per la preservazione del potere. La macchina da presa, perennemente instabile, restituisce tutta la freddezza di un ambiente squallido e disgustoso come quello politico dove tutti giocano contro tutti nella totale solitudine. Non ci si può fidare di nessuno, nemmeno dei propri famigliari perché sono i primi a tradire. E non ci si può “fidare” nemmeno dell’auditel, la cui logica ha vinto ancora. Non importa se un programma è di qualità o spazzatura, ciò che conta sono gli ascolti. Se sono ritenuti bassi gli alti dirigenti hanno il potere di decretarne la cancellazione. Non è certo la prima volta che accade, ma qui non si tratta di una rete commerciale ma della Rai, la TV di Stato. Un servizio pubblico finanziato con i soldi dei contribuenti non dovrebbe permettersi di adottare una scelta così sbagliata e offensiva nei confronti degli spettatori, perseguendo fini commerciali. Ma in ogni caso, quanto accaduto è l’ennesima dimostrazione dell’immanente declino della TV. Boss si trovava online già prima della sua (mezza) messa in onda e non ha certo bisogno dell’auditel per dimostrare la sua straordinaria potenzialità.
Boss [Id., Usa 2011], IDEATORE Farhad Safinia
CAST Kelsey Grammer, Connie Nielsen, Hannah Ware, Jeff Hephner, Kathleen Robertson
Dramma politico, durata 55 minuti (episodio), stagioni 2