I must not della serialità moderna
Una cosa è certa: nell’etere del nuovo millennio, fase anche definita “post-modernità”, la serialità nulla ha più a che vedere con la Golden Age alla quale siamo stati tutti –chi in adolescenza, chi già in età adulta– totally addicted.
Poiché ne ha stravolto tutti gli elementi caratteristici: narrazione, linguaggio, audience, modalità di fruizione. Ergo, un teen drama che nel 2014 viene impostato sulla scia di Beverly Hills, Dawson’s Creek, OC, non solo rappresenta un inconcepibile nonsense ma soprattutto… fa un enorme buco nell’acqua. Ed ecco che arriviamo alla seconda stagione della serie marcata TheCW, The Carrie Diaries. Come avevamo spiegato nella recensione della Season 1, si tratta dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Candace Bushnell che ha dato vita alla tanto amata Sex and the City. Ci eravamo lasciati con una Carrie sedicenne alle prese con una vita distribuita tra una normale –e ben più appropriata– adolescenza nel Connecticut, e una assurda –e quanto mai prematura– fase adulta e mondana nella Grande Mela, con uno stage presso nientemeno che Interview. Il tutto ovviamente contornato da cuori spezzati, incomprensioni familiari, ami/inimicizie e così via. Un anno è passato e la nostra eterea protagonista, dopo un’estate spassata in un (gratuito, ovvio) loft a NY col migliore amico, naturalmente gay e naturalmente abbandonato, è costretta -povera- a rientrare a scuola. Tra riconciliazioni scontate e relazioni estenuanti (CW, sappilo, di estenuante accettavamo solo la tarantella Dawson/Joey), Carrie ricomincia il suo nuovo anno da “redattrice” tra un amore con il più grande (ça va sans dire) scrittore contemporaneo, serate “in” con drink offerti, feroci competizioni e una nuova amicizia, quella con la famosa e inspiegabilmente già quarantenne Samantha Jones, molto lontana dalla magistrale Kim Cattrall. Il problema di questa serie non risiede nei contenuti, ma nell’epoca assai tardiva in cui questi contenuti vengono presentati. Di conseguenza, essi risultano troppo infedeli e distanti per le ormai trentenni SATC-addicted, e troppo infantili per una generazione di adolescenti che nulla ha a che vedere con i gusti di quella precedente. L’unico elemento di appeal su cui poteva puntare l’ideatrice Amy B. Harris è la tanto ossessiva “80 nostalgia”: se la colonna sonora funge da tenue richiamo, la moda presentata risulta totalmente sconnessa dal presumibile outfit adolescenziale di Carrie, qui agghindata a trentenne newyorkese. Ammettiamolo: quanto abbiamo desiderato spiare gli outfit della giovane Carrie/Sarah Jessica Parker? Tanto valeva rimanere ancorate all’immaginazione.
The Carrie Diaries [Id., USA 2013] IDEATORI Candace Bushnell, Amy B. Harris.
CAST AnnaSophia Robb, Ellen Wong, Katie Findlay, Freema Agyeman, Matt Letscher, Lindsey Gort.
Teen Drama, durata 42 minuti (episodio), stagioni 2.