Una storia semplice
“So, basically you were assaulted twice: once by your attacker, then by the police”. Dovessimo riassumere la vicenda di Unbelievable in una frase, potremmo utilizzare questa. Nulla di complicato, né di particolarmente pregno di rimandi o significati impliciti. Al contrario, tutto è trasparente e diretto, così come la serie in esame.
Unbelievable è, infatti, un prodotto estremamente riuscito proprio perché non lascia spazio a sottigliezze interpretative e vuole comunicare esattamente quello che mostra in superficie. La ragione è evidente: di fronte all’abiezione della violenza sessuale e alla cecità di certi organi istituzionali – non c’è bisogno di dirlo, intrisi di cultura patriarcale – non vogliamo essere indulgenti. La frase sopraccitata proviene da una delle sequenze narrativamente più dense dell’intera operazione. Si tratta del penultimo episodio, quando Marie, una delle protagoniste, si ritrova obbligata a seguire alcune sessioni di psicoterapia, dopo essere stata ingiustamente condannata per aver mentito su uno stupro subito. Come sappiamo sin dall’inizio, la violenza è in realtà avvenuta, e la ragazza si è trovata a confessare di aver inventato tutto a causa dell’approccio insidiosamente coercitivo dei due detective, Parker e Pruitt, durante l’interrogatorio. Ma c’è di più: lo stupratore è seriale e, se non fosse per due investigatrici di due stazioni di polizia del Colorado, Grace Rasmussen e Karen Duvall, egli avrebbe mietuto ulteriori vittime.
In questa sequenza, Marie, dopo esser stata rigettata da tutta la comunità, trova per la prima volta una persona pronta ad ascoltarla, la psicologa Dara Kaplan, che afferma che “no one makes up something like that, unless there’s an element of truth”. Eppure, Marie non esita ad affermare, scettica, che, se avesse la possibilità di tornare indietro, non esiterebbe a confessare il falso un’altra volta, perché, “even […] with people that you kinda trust, if the truth is inconvenient, […] they don’t believe it”. Il dialogo tra Marie e la psicologa si alterna al momento in cui, tre anni dopo, Grace e Karen ricostruiscono le malefatte del criminale, dopo averlo arrestato. I due piani temporali si susseguono, mediante la più classica delle figure dello stile: il montaggio parallelo. Essi sembrano inizialmente procedere per associazione tematica, per esempio quando il racconto di Marie viene riassunto nell’inquadratura di Karen, mentre scorre le aberranti fotografie scattate dallo stupratore. In seguito, però, le disilluse affermazioni della giovane si alternano con il momento in cui le due detective scoprono alcune nuove fotografie, dalle quali risalgono alla vicenda di Marie. Una sequenza che, oltre a darsi come sineddoche dell’intero racconto, funge da punto di svolta tematico. Se Marie, avendo avuto esperienza di un mondo patriarcale che non la prende sul serio, è convinta non vi sia speranza alcuna, Dara ricopre un ruolo intermedio: non ha voce in capitolo sulla vicenda giudiziaria, ma mostra empatia e solidarietà. Grace e Karen, invece, smentiscono le parole della vittima, dimostrando che un lieto fine (sebbene non privo di cicatrici) è possibile. Appare sorprendente la vivacità di una serie che, contrariamente alle tendenze della TV complessa, ricalca i caratteri del procedurale classico, dimostrando una certa franchezza nello stile e nel messaggio. Ciò si manifesta anche nell’intenzione del testo di dirigere, in maniera cristallina, lo spettatore verso emozioni simpatetiche e antipatetiche. Non vi è alcuna ragione di scavare in profondità all’interno della psicologia dello stupratore, di comprendere le ragioni per cui ha commesso quelle malefatte. Al contrario, Unbelievable ci guida a provare rabbia verso Chris McCarthy, e, come Grace durante l’arresto, lo vogliamo “processed from head to toe”. Durante l’esame corporeo, egli è quasi impassibile; il timore che proviamo verso di lui, evidenziato da una contre-plongée, si trasforma in una sorta di curiosità sadica, quando vediamo i suoi piccoli scatti di lieve dolore, mentre l’addetto gli preleva campioni di capelli e peli dal braccio e dal pube. Fino a quando un totale non lo rivela nella sua inerme nudità. Chris McCarthy è un delinquente fin troppo comune. Non usa stratagemmi particolari per sviare le indagini. Eppure, in questa vicenda, realmente accaduta, i due investigatori maschi sembrano non sforzarsi minimamente, proseguendo impuniti, se non, nel caso di Parker, con qualche rimorso, privo di conseguenze. Una storia troppo comune, anche se ci sembra, come afferma Grace, “kind of unbelievable”.
Unbelievable [id., USA 2019] IDEATORI Susannah Grant, Ayelet Waldman, Michael Chabon.
CAST Toni Collette, Merritt Wever, Kaytlin Dever, Eric Lange, Bill Fagerbakke, Elizabeth Marvel, Bridget Everett, Danielle Macdonald, Dale Dickey, Liza Lapira, Omar Maskati, Blake Ellis, Aaron Staton, Brooke Smith.
Poliziesco, durata 43-58 minuti (episodio), stagione 1.