DVD – USA 2009
Mai fidarsi di pallide bambine dai capelli corvini
Se spesso si punta il dito contro la distribuzione italiana per sviste clamorose e scelte discutibili, questa volta non possiamo che ringraziare per la non-visione nelle sale italiche di Case 39, ridicolo thriller orrorofico diretto dal giovane Christian Alvart.
L’assistente sociale Renee Zellweger salva una ragazzina – il suo trentanovesimo caso – proprio mentre i genitori stanno per arrostirla viva nel forno di casa. Decide quindi di occuparsi personalmente della giovane, offrendole ospitalità nella propria casa, ma ben presto si rende conto di aver fatto un grosso errore: la bimbetta tanto carina e gentile è un demone che si nutre di emozioni. Mentre vari personaggi trovano la morte o scompaiono tra un buco di sceneggiatura e l’altro, l’imbolsita Renee studia una strategia per liberarsi del mostro: ce la farà? Chi conosce i precedenti film di Alvart sa già la risposta, data la sua passione per gli happy ending ipocriti e alquanto moraleggianti…
Tralasciando i finali, è comunque possibile abbozzare un percorso autoriale nell’opera di Alvart, seguendo la sua tematica preferita: la riflessione sul Male e sulla malvagità tout-court. Sparute tracce si possono ritrovare nel fantascientifico Pandorum – L’universo parallelo (2009), unico dei suoi film a trovare un posticino nelle sale nostrane, dove un banale discorso sul crollo della morale a favore della mera sopravvivenza annega in un mare di pessime scene d’azione. Più interessante invece è Antibodies (2005), misconosciuto thriller psicologico con più di un debito nei confronti di Seven e Il silenzio degli innocenti, nel quale un serial killer pederasta riesce a traviare moralmente un innocente poliziotto di campagna, prima di un finale a tarallucci e vino che in due secondi smonta un originale discorso sul Male visto come malattia psicologica facilmente trasmettibile.
La trasmissione del Male fa da sfondo anche a Case 39, nella figura della bambina-demonio che passa di famiglia in famiglia diffondendo la sua malvagità, ma la cosa è solo abbozzata in una sceneggiatura schematica, che tratteggia personaggi inconsistenti se non fastidiosi e risolve ogni dialogo con una battuta da “Bacio Perugina”. Alvart sfrutta tutti i trucchetti possibili – spesso ingannando lo spettatore – per ritardare la scoperta del lato malefico della bambina, ma questa, presa di peso dall’iconografia dei più recenti horror asiatici, con il suo pallore e i lunghi capelli corvini, è inquietante fin dalla sua prima entrata in scena.
Case 39 è uno di quei film in cui lo spettatore prega che tutti i personaggi facciano una fine tremenda il più presto possibile, ma riesce a deludere anche su questo versante: manca del tutto il gore, e le tre-quattro scene di orrore sembrano girate tanto per fare metraggio e giustificare l’uso di squallidi effetti digitali, totalmente fini a se stessi. Il ritmo è assente, tutto sembra fasullo e posticcio, l’aria che si respira è quella di un “buona la prima”, e arrivare alla fine diventa faticoso anche per lo spettatore più propenso.
Un film indifendibile, ma chiunque voglia farsi del male sappia che Case 39 è disponibile in dvd. Uomo avvisato…