Signore e signori venghino…
Di che altro parla Venere enra se non in fondo della materia di cui è fatto? Il nuovo film di Abdellatif Kechiche, regista e attore di origini tunisine, parla di un personaggio veramente esistito: la venere “ottentotta”, una donna africana che a inizio Ottocento era diventata un’attrazione da circo.
Da che cosa deriva poi il cinema se non dall’idea spettacolare del circo? Infatti è la stessa Sartije a ritenersi (o fingersi?) un’attrice. “Io recito” ripete, mentre una folla di londinesi ride giudicandola una bestia: non siamo alla sua esibizione canonica, siamo in tribunale dove a essere messo in discussione è il suo sfruttamento. Ma l’uomo che l’aveva portata via dall’Africa, promettendole grandi guadagni e la prospettiva di un futuro senza schiavitù, riuscirà a dimostrare di non averla ingabbiata. Il volo divistico della Venere nera non è di certo in risalita. Dopo Londra arriva a Parigi dove sebbene le persone sembrino interessarsi di più alla sua identità, sono soltanto dei curiosi più sfacciati di quelli inglesi, e dei viziosi libertini in grado di renderla un oggetto d’esposizione vouyersitico. L’idea dello spettacolo viene sgretolata e crocifissa da Kechiche senza mezzi termini. E se le menti comuni osano toccare, quelle degli scienziati, freddi e privi della malizia, segmentano e misurano ogni centimetro della pelle e dello “strano” corpo di Sartije. Da persona in carne e ossa, con una volontà, pian piano si sgretola anche la personalità di Sarah (che ormai è stata battezzata), l’alcool è il contenitore di tutti i suoi dolori. Disumanizzata in un mondo di esseri senza umanità, senza un valore positivo (nemmeno gli illumisti), diventerà oggetto totale. Come per l’arte impressionista la parabola di Sartije passa dai Déjeuner sur l’herbe di Manet ai grotteschi ritratti di Degas come l’Absinthe. E a salvarsi è forse soltanto l’arte, l’unico a guardarla come un essere umano è infatti un artista. E quello che di lei rimarrà invece è una sua statua di gesso in proporzioni naturali. Della giovane rapita dal miraggio dello spettacolo resta soltanto quello che lo spettacolo fin dall’inizio voleva da lei, mostrarla per l’intrattenimento di un pubblico.