Affettuosa cattiveria
Nel 2004, in Inghilterra, Paul Abbott scrive per Channel 4 la serie tv Shameless. La storia della spiantatissima famiglia Gallagher, padre alcolizzato e sei figli che devono cavarsela da soli con qualsiasi mezzo (e sottolineo qualsiasi), conquista critica e pubblico, dà vita a svariate stagioni, tutt’ora in corso, e qualche anno dopo viene trapiantata negli USA, che come è noto preferiscono rifare un prodotto di fiction piuttosto che trasmettere l’originale.
Produce Showtime, emittente dalla fama “politically incorrect”, e alla sceneggiatura, insieme ancora ad Abbott, ci pensa John Welles, che proviene da E.R. e The West Wing. Il risultato è sorprendentemente buono, addirittura più del prototipo, che dalla sua aveva certo l’originalità della storia, ma che non poteva vantare una presenza eccellente e perfetta come quella di William H. Macy, il patriarca ubriacone Frank Gallagher nella versione U.S. In una Chicago livida e fredda facciamo dunque la conoscenza di Fiona, Lip, Ian, Debbie, Carl e Liam, di età compresa tra uno e vent’anni, che tirano avanti nell’indigenza, e di Frank, il padre indescrivibile ed impresentabile, un macigno sulla schiena dei ragazzi che quando va bene si limita a stazionare svenuto in mezzo alla cucina e quando va male deruba i suoi stessi figli. A fare da cornice ai Gallagher ci sono Steve, ladro di auto dalle origini ambigue e interesse amoroso di Fiona, i vicini Kevin e Veronica, la fidanzatina ninfomane di Lip, Karen, e sua madre Sheila, una grande Joan Cusack, tenera, esilarante agorafobica. Il meccanismo narrativo è semplice e funzionale: in ogni episodio c’è un problema materiale da risolvere, o un guaio causato da un attacco di follia paterna da affrontare; contemporaneamente si sviluppano i legami tra i vari Gallagher e amici e vicini, spesso con un conflitto iniziale che degenera in scontro violento per poi appianarsi rapidamente. Sullo sfondo si intravedono il malfunzionamento del sistema sociale statunitense, il fallimento delle istituzioni scolastiche, lo scarto tra servizi sociali e realtà delle situazioni familiari più disperanti, il tutto descritto senza troppa serietà. Sul fronte emotivo e relazionale, che domina l’andamento orizzontale della serie, le vicende sentimental-truffaldine di Fiona e Steve sono forse la cosa meno interessante, ma si perdono nel flusso corale della storia. Di puntata in puntata emergono inganni elaborati ed espedienti spesso al di fuori della legalità, generalmente messi in piedi per truffare lo Stato, o per evitare i servizi sociali o la galera, a seconda dei casi: occultamento di cadavere con truffa nell’episodio Aunt Ginger (1×03), rapimento di un infante e conseguente sforzo di tutti per coprire il reato in Casey Casdan (1×04), falsi matrimoni in Three Boys (1×05). La figura di Frank, che assume su di sé ogni tipo di degradazione senza alcun limite di decenza, permette da un lato di spingere molto in là la soglia del narrabile, dall’altro fa spazio intorno ai personaggi dei figli, producendo nello spettatore totale empatia (complice anche un’azzeccatissima galleria di giovani attori) nei confronti dei loro rimedi controversi, raccontati com’è ovvio al di fuori di giudizi e pregiudizi. Così i fratelli Gallagher spiccano con le loro differenze e le loro individualità più o meno formate, da Fiona (Emmy Rossum), sulle cui spalle si regge tutto, a Lip (Jeremy Allen White), intelligente ed ipercinico, a Debbie (Emma Kenney), uno dei personaggi più interessanti, punto d’incontro tra i fratelli grandi disillusi e i piccoli ancora incoscienti, l’unica a possedere slanci di sincero affetto per il padre -e per tutte le figure che possano vagamente ricordare un genitore surrogato. La capacità di Shameless di mescolare i registri comico e drammatico in modo eccellente si manifesta con forza a fine stagione, con il palesarsi della quasi innominata figura materna nell’episodio 1×09, But At Least Came A Knock: una toccante sintesi di quello che Shameless realmente è, ovvero la descrizione di un disastro familiare senza alcuna speranza, se non lo stringersi l’uno all’altro nella disgrazia. La sola pecca della serie è la gestione non sempre fluida dei numerosi personaggi, cui si associa la caratterizzazione poco approfondita di alcuni di essi, come Steve, non sufficientemente indagato nonostante il suo ruolo decisivo nella storia. Difetti quasi fisiologici, che si dimenticano facilmente di fronte all’equilibrio tra freschezza della scrittura, dei modi del racconto, ed espressione di sentimenti nudi e crudi senza alcun filtro, che rendono Shameless uno dei migliori debutti seriali dell’ultimo anno.
In Italia Shameless va in onda il lunedì sera sul canale Mya, mentre si attende per gennaio la trasmissione della seconda stagione su Showtime.
Shameless [id., USA 2011] IDEATORI Paul Abbott, John Wells.
CAST William H. Macy, Emmy Rossum, Jeremy Allen White, Cameron Monaghan, Emma Kenny, Ethan Cutkosky, Shanola Hampton, Steve Howey, Joan Cusack, Justin Chatwin.
Dramedy, durata 50 minuti (episodio), stagione 1.
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