Tutte le strade portano a Terminus
Al terzo cambio di showrunner (Scott M. Gimple al posto di Glen Mazzara) la serie cult dell’AMC introduce, in uno sviluppo spaziale labirintico, una narrazione intimista che scava nella psicologia dei sopravvissuti. Un road movie catastrofista in salsa kammerspiel.
Nonostante la “calma apparente” del prologo bucolico nei campi antistanti la prigione, una nuova minaccia epidemica si diffonde nel braccio D, mentre Hershel, col suo indottrinamento evangelico è divenuto guida spirituale della comunità in guerra. Carol è bandita dalla prigione-rifugio, il governatore di Woodbury medita vendetta e il gruppo si disperde fino al ricongiungimento nell’illusorio eden di Terminus. L’inferno sulla Terra è l’altro, il proprio simile, mentre le rovine post apocalittiche non offrono che zone di frontiera in cui rifugiarsi e sperare di sopravvivere, tra scontri fratricidi e incursioni di vaganti sempre più ammaestrati. Lo sa bene Rick, il pistolero che unisce il Ka-Tet in un mondo che non è quello a tinte fantasy immaginato dalla penna di Stephen King, ma un intricato dedalo in cui è difficile restare a galla. Archiviate le tenui sfumature zombie-soap della direzione Darabont, dopo un’ouverture ambientata nella prigione asfittica, alla peste influenzale che decima i rifugiati, subentra quella antropofaga dei famelici walkers, sempre in sovrannumero, ma stavolta anche contagiosi. L’attacco sferrato dal governatore al carcere, in continuità con la dinamica narrativa della passata stagione, fa disperdere i microgruppi in fuga introducendo storie parallele alleggerite da sterile sentimentalismo. Il plot frammentato consente di osservare da vicino i personaggi forti attraverso flashback e quadri individuali: la messa a fuoco del guru di Woodbury ossessionato dalla legge marziale, i ricordi di Michonne, la spadaccina che muta i vaganti in cani da passeggio, la giustizia privata di Carol, trasformatasi in letale maestra d’arme; si sbilancia in favore di inutili retoriche (l’antagonismo tra Rick e Carl, lo sfogo alcolico di Beth) non risparmiando episodi nerissimi, come quello in cui, ad essere giustiziata, è una bambina incapace di accettare la fine dell’umano nella metamorfosi cannibalica. In una stagione altalenante e discontinua, bagnata dal consueto sangue digitale e spettacolarizzata dal (dis)gusto estetico di massacri e stati d’assedio sempre più creativi, il season finale rivela la pericolosità dei sopravvissuti guidati da Rick Grimes, volto sporco dell’ormai cieco istinto ferino senza legge e morale.
The Walking Dead [Id., USA 2013-2014] IDEATORI Frank Darabont, Robert Kirkman.
CAST Andrew Lincoln, Norman Reedus, Danai Gurina, Chandler Riggs, David Morrisey, Scott Wilson.
Survival horror, durata 45 minuti (episodio), stagioni 4.