Affari di famiglia
È innegabile che le piattaforme video on line abbiano rivoluzionato non solo la fruizione e distribuzione delle serie tv, ma anche la loro produzione fin dalla scrittura, dalla creazione. Su un network, magari anche su una rete via cavo, Sneaky Pete sarebbe stato abbandonato dal grosso degli spettatori dopo i primi due episodi; il binge watching consentito invece da Amazon Video – che la distribuisce anche in Italia dal 27 gennaio – fa apprezzare un prodotto che cresce sulla distanza, scritto proprio per sfruttare come meglio possibile la visione continuativa.
Il plot si regge su un truffatore (Giovanni Ribisi) che esce di cella e, per sfuggire a un temibile creditore (Bryan Cranston, anche co-creatore della serie), prende l’identità di un suo compagno di cella e si spaccia per lui con la sua famiglia – che non lo vede da decenni – cominciando a lavorare nell’agenzia di cauzioni. Il David Shore di Dr. House e Cranston creano un dramma criminale che è un po’ con-series (le serie di truffe e truffatori) e un po’ serie familiare e lavorano di scrittura passo dopo passo. Tutta la prima parte della stagione (10 episodi in totale) segue una struttura standard con una caso della settimana – protagonista in incognito, criminale da acciuffare per incassare la cauzione, un po’ d’azione e i trucchi del mestiere del truffatore – e una linea orizzontale in cui le bugie da dire alla nuova famiglia si mescolano con i segreti da nascondere, con i gangster minacciati, con il passato che sta per tornare. Una sorta di White Collar proletario, con protagonisti e luoghi molto meno affascinanti ma molto più veraci e genuini. Il meglio della serie arriva più o meno a metà, quando un colpo di scena riguardante la famiglia Bernhardt permette agli sceneggiatori di far convergere i filoni (fino a quel momento tenuti separati), di mescolare le carte del racconto e di far dare il meglio ai personaggi arrivando così a un bel crescendo (e ad un ovvio cliffhanger per il lancio della seconda stagione). I valori produttivi sono medi, quelli narrativi altalenanti e filmicamente c’è solo qualche tocco qua e là: il cuore di Sneaky Pete sono i personaggi, il valore corale della serie che tiene a briglia corta Ribisi, che utilizza Cranston come poco più di un gigioneggiante cameo e che dà la possibilità a quasi tutti i comprimari di emergere, in particolare i veterani Peter Gerety e Margo Martindale in ruoli ben sfaccettati e molto ben interpretati che esaltano due talenti spesso poco considerati. E che invece la serie di Shore e Cranston sa far valere grazie a una piattaforma produttiva che è un segno positivo dei tempi.
Sneaky Pete [id., USA 2015-in corso] REGIA David Shore, Bryan Cranston.
CAST Giovanni Ribisi, Bryan Cranston, Margo Martindale, Peter Gerety.
Drammatico, durata 50 minuti (episodio), stagione 1.