“Nolite te bastardes carborundorum”
I primi piani dolorosi. Il bianco (le “ali bianche”, le cuffie che nascondono lo sguardo) e il rosso come colori dominanti. La lentezza del racconto.
Sono solo alcune delle caratteristiche di una delle serie più disturbanti della serialità contemporanea: The Handmaid’s Tale, ideata da Bruce Miller, che trae ispirazione dall’interessantissima omonima opera di Margaret Atwood, caso letterario nel 1985, diventato manifesto femminista pur non essendo tale nelle intenzioni dell’autrice. Ambientato in un futuro prossimo, in una teocrazia totalitaria negli Stati Uniti dove l’infertilità per inquinamento e radiazioni dilaga, lo show, come il libro, esplora temi più che mai urgenti nella nostra società e nell’era Trump: la sottomissione della donna e i vari mezzi con cui la politica, la società utilizzano il corpo femminile. Si crea un sistema in cui l’universo femminile viene suddiviso in classi a seconda del ruolo all’interno di tale società (le Mogli, le Ancelle, le Matre e così via). Non ci sono libertà per queste donne che una volta amavano, indossavano abiti corti, lavoravano, leggevano, erano proprio come noi, e che ora invece sono schiave, stuprate, seviziate e umiliate da un Comandante e dalla Moglie per dare loro un figlio. È una società ritualizzata questa che pone al centro un corpo femminile e un ventre “funzionale” – solo se diventa incubatrice. Lo spettatore viene portato in questo inferno “legalizzato” da Offred (Of-Fred cioè di proprietà di Fred), prima June, che ci dona i suoi occhi e narra le atrocità a cui sono sottoposte lei e le altre Ancelle. Ogni silenzio, ogni oscurità diventano dolorosi non solo per la crudezza delle immagini quanto per ciò che esse vogliono dire; il sorvegliare-inseminare-punire cadenza l’odissea claustrofobica di queste misere vestali che hanno una grande forza, la sorellanza. June è un’eroina coraggiosa e silenziosa che sopravvive ricordando – i flashback sul marito e sulla figlia −, e si ribella, anche grazie alla parola che le è stata tolta, bisbigliando – i voice over che punteggiano il racconto − e scrivendo – inizia a incidere sul legno messaggi per le schiave future. Riesce a sopportare ogni violenza, ogni stupro, compiuto durante la Cerimonia in cui si celebra l’annientamento e l’abbruttimento dell’Umanità. Dietro a un concetto religioso si cela una barbarie senza fine che diventa ancor più incomprensibile per il meccanicismo e l’ordinata sequenza in cui tutto si compie – l’Ancella è buco da riempire per il Maschio e protesi genitale per la Moglie carente – e che trova la sua tragica apoteosi nei primi piani di Offred. The Handmaid’s Tale è un racconto femminista, umanista e distopico che turba, scuote e conquista con una storia che picchia, fa urlare dal dolore e tortura.
The Handmaid’s Tale [id., USA 2017] IDEATORE Bruce Miller.
CAST Elisabeth Moss, Alexis Bledel, Ivonne Strahovski, Joseph Fiennes, Samira Wiley.
Drammatico/Fantascienza, durata 53 minuti (episodio), stagione 1.