Il piacere di raccontare
Giunta alla sua quinta stagione, House of Cards pare aver esaurito i punti che l’hanno resa una delle serie più apprezzate e discusse degli ultimi anni. Infatti, il prodotto targato Netflix non sembra rivelare o approfondire più nulla né sul funzionamento della politica (se non il mantenimento del governo tramite la paura, problema già accennato nella season precedente) né sui suoi protagonisti (Francis e Claire Underwood), dei quali ormai sappiamo praticamente tutto: la bramosia di potere, l’assenza di scrupoli e l’ambiguità della loro relazione, basata su un complicato intreccio costituito da affetto, odio e opportunismo.
Una stanchezza già avvertita alla fine della quarta stagione e da imputare non tanto al fatto che lo scorso novembre “la realtà ha superato la fantasia” con l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, quanto alla volontà puramente commerciale di sfruttare fino all’ultimo un brand che – in termini di contenuti e invenzioni – sembra aver già sfruttato buona parte delle sue potenzialità. E una volta persi il senso e la “ragion d’essere” degli esordi, alla quinta stagione non rimane quasi nient’altro che il piacere e il gusto per la narrazione, che gli autori portano avanti puntando, da un lato, sul ritorno di alcuni degli elementi più significativi delle prime due serie (l’attenzione agli intrighi parlamentari e al rapporto con i mass media), e dall’altro sull’inserimento di numerosi colpi di scena e di qualche novità, come lo spazio sempre maggiore lasciato a Claire, che potrebbe diventare la protagonista assoluta di un possibile sesto capitolo. Tutte caratteristiche che, al netto di qualche momento di stanchezza e di svolte narrative troppo poco credibili, nel complesso funzionano, in quanto riescono formare un thriller politico che sa coinvolgere e incuriosire lo spettatore puntata dopo puntata. Merito tanto degli sceneggiatori quanto degli interpreti: il riferimento non va solo a Kevin Spacey (i pochi monologhi diretti al pubblico sono molto efficaci) e a Robin Wright, ma anche a Patricia Clarkson, che interpreta una donna d’affari ambigua e determinata, per quella che forse è la new entry più riuscita e interessante della stagione. È quindi evidente che se anche House of Cards non ha più la forza e l’originalità degli inizi, rimane ancora un’opera ottimamente confezionata e realizzata: insomma, ormai non ci troviamo più di fronte a un lavoro particolarmente ambizioso o innovativo, ma piuttosto a un prodotto già visto e un po’ ripetitivo, ma comunque di livello medio-alto. La sensazione finale, però, è che più in là dell’eventuale sesta stagione non si possa davvero andare.
House of Cards [id., USA 2017] IDEATORE Beau Willimon.
CAST Kevin Spacey, Robin Wright, Michael Kelly, Patricia Clarkson, Campbell Scott. Drammatico/Politico/Thriller, durata 50 minuti (episodio), stagione 5.