“Tits up!”
Joel Maisel vede con i propri occhi la moglie Miriam (“Midge”) – che ha tradito – usare la sua vita di coppia come materiale dal palco del Gaslight, e non la prende benissimo: così finiva la prima stagione di The Marvelous Mrs. Maisel, e a partire da lì la seconda si concentra sugli effetti della scelta di Midge di seguire la carriera di stand-up comedian, in particolare sulla difficoltà di conciliarla con la propria identità sociale e con una famiglia ingombrante.
In realtà le linee narrative si moltiplicano, all’inseguimento degli sbandamenti e degli interrogativi di molti personaggi: questa è anche la stagione di Joel, che, lasciato il lavoro, si butta nell’attività di famiglia e nelle responsabilità genitoriali cercando di evitare che il senso di colpa lo paralizzi; della manager Susie, alla quale vengono dedicati più screentime e più profondità, mentre parallelamente emergono i punti di attrito con Miriam, a causa di una (non inconciliabile, ma necessariamente da elaborare) differenza di background socio-economico che sfocia in una diversa visione del mondo e degli affari; è la stagione dei genitori di Midge, Rose, che nelle prime puntate scappa a Parigi per ritrovare se stessa, e Abe, che vede franare uno a uno i pilastri della propria percezione di sé come padre e uomo di scienza. La schizofrenia logistica rispecchia il vorticare di Miriam alla ricerca di un modo per far quadrare aspirazioni, fine del matrimonio, aspettative familiari e l’immagine “perfetta sotto ogni aspetto” che non può fare a meno di ricercare e assecondare. Il ritmo è ancora più forsennato della prima stagione, sia dal punto di vista dell’azione e del dialogo che più specificatamente dello spazio: da New York a Parigi, poi on the road per il breve tour di club di Midge, e in mezzo tre episodi ambientati nei monti Catskills – luogo di villeggiatura prediletto dalla comunità ebraica dell’East Coast – che a loro volta compongono un affresco comico quasi a sé stante. In questa esibizione vertiginosa di persone, luoghi, storyline e outfit la serie riesce miracolosamente a mantenere una coesione che si rafforza di episodio in episodio, dimostrando di essere all’altezza di una prima annata premiata e celebrata, senza poter più contare sull’elemento originalità, attraverso la via meno facile: raccontare sempre di più, portando a un livello ulteriore la capacità produttiva di saper maneggiare ogni possibilità del set e degli oggetti di scena, con alcune invenzioni esilaranti (i modellini e la tuta di Abe, lo sturalavandini di Susie, il ruolo tematico del guardaroba), e senza dimenticare la restituzione di un universo dell’intrattenimento in mutamento, in cui tra porte in faccia e successi inaspettati, tra concerti e televisione, la/lo stand-up comedian a un certo punto dovrà comunque rassegnarsi a un’esistenza “all alone”.
La fantastica signora Maisel [The Marvelous Mrs. Maisel, USA 2017-] IDEATRICE Amy Sherman-Palladino.
CAST Rachel Brosnahan, Michael Zegen, Alex Borstein, Tony Shalhoub, Marin Hinkle, Zachary Levi.
Commedia, durata 47-57 minuti (episodio), stagioni 2.