SPECIALE WERNER HERZOG
L’immagine aperta
Autore spesso interessato a personaggi al confine tra ragione e follia, Werner Herzog conferma questa sua predilezione narrativa anche con il documentario Grizzly Man. Il film racconta la storia di Timothy Treadwell, giovane statunitense che per tredici estati si è recato in Alaska a vivere insieme agli orsi grizzly con lo scopo di studiarli e proteggerli dai cacciatori, portandosi negli ultimi anni anche due telecamere per riprendere la propria vita nella natura. Tutto ciò fino al 2003, quando il ragazzo è stato ucciso proprio da uno degli animali del luogo.
Con la continua alternanza tra le immagini realizzate dallo stesso Timothy e le interviste fatte ai suoi conoscenti, il regista tedesco realizza un lavoro dalla struttura molto classica, quasi elementare nella sua semplicità, che cela però una ricca stratificazione tematica, composta da molteplici testi e sottotesti. Infatti, Grizzly Man è allo stesso tempo un film sulla complessità psicologica di un essere umano, su due visioni contrapposte della natura e sull’importanza dell’immagine, sul suo potere attrattivo e sulle sue aperture. L’opera in questione sottolinea costantemente quanto il protagonista fosse il “regista” di sé stesso e quanto ci tenesse ai propri video, alcuni totalmente improvvisati, altri più preparati, dimostrando così di essere abbastanza consapevole del potenziale insito nel cinema. In fondo, il lavoro è in gran parte costituito proprio dalle inquadrature di Treadwell, che Herzog seleziona, monta e commenta dando a esse dei significati inediti e profondi. Ed è proprio la commistione tra il materiale del ragazzo e la visione dell’autore a dimostrare quanto tale documentario sia stato realizzato quasi a quattro mani da due persone che credono nell’efficacia comunicativa e poetica della rappresentazione filmica. Ma questa sembra essere una delle poche idee condivise dai due uomini, i quali in realtà interpretano le medesime immagini in modo completamente diverso: Timothy usa le proprie riprese per trasmettere la sua visione romantica e un po’ naïf del mondo animale, mentre il maestro tedesco, montando e riguardando gli stessi video, giunge a conclusioni completamente opposte, che insistono sulla ferocia e sulla violenza dell’universo. Una dialettica tra visioni differenti del mondo e delle stesse sequenze che Herzog sottolinea soprattutto nella seconda parte, ponendo così una riflessione interessante sull’apertura dell’immagine e sulle sue svariate possibilità interpretative. Ed è in questo modo che Grizzly Man diventa un documentario non solo sulla natura e sull’uomo, ma anche sul cinema e sulle sue potenzialità.
Grizzly Man [id., USA 2005] REGIA Werner Herzog.
CAST Timothy Treadwell, Werner Herzog.
SOGGETTO Werner Herzog. FOTOGRAFIA Peter Zeitlinger. MUSICHE Richard Thompson.
Documentario, durata 103 minuti.