Resa catastrofica
Una sposa, una madre con in braccio il suo figlio che sprofonda nel terreno di un campo da golf, un cavallo morente, ancora la sposa imprigionata da lunghe radici e poi trasportata da un placido fiume, e un pianeta che ingloba e distrugge la nostra Terra: ecco l’incipit di Melancholia, ultima pellicola di Lars von Trier.
Per la seconda volta, dopo Antichrist, il regista danese propone un prologo di una grande potenza visiva ed emotiva, ma mentre nel primo caso lo sviluppo poi avrebbe rovinato le aspettative qui ci troviamo davanti ad un film che lascia il segno. La vicenda è semplice, e racconta il rapporto tra due sorelle, Justine e Claire: la loro reazione alla minaccia che incombe sulla Terra, il pianeta Melancholia che si sta avvicinando e nonostante l’ottimismo da parte del mondo scientifico il rischio di collisione e di distruzione totale. Con questo pretesto da film catastrofico von Trier ci racconta un mondo che come il nostro pianeta è destinato al collasso, in cui tutti i principi e le buone intenzioni di facciata nascondono in realtà un sentimento di morte, e i rapporti tra le persone sono sempre più fragili. Attraverso i punti di vista di queste due figure femminili, che dividono in due il film, il regista cerca di raccontarci se stesso, abbandonando in parte i toni ricattatori delle sue pellicole precedenti, e riscoprendo alcuni elementi fondamentali del Dogma (per la complessa Justine), e una regia più calma e lineare (per la razionale Claire). Un film fondamentale per raccontare una mutazione autobiografica e filmografica che cerca di mettere ordine sulla cinematografia confusa e irrisolta di uno dei registi più complessi degli ultimi anni. Melancholia si trascinerà sostenitori e detrattori, ma la sua visione è articolata, un film che con il passare del tempo crescerà e necessiterà di un’analisi più complessa. Al “povero” critico non resta che arrendersi alla poeticità delle immagini e alla “confessione” autoriale, alla forza delle interpretazioni di tutto il cast, impreziosito dalla ottima prova della Dunst, la sua tintarella sotto la luce di Melancholia rimarrà nell’immaginario cinematografico per molto tempo. Ci sono però due aspetti che steccano in quest’opera, il matrimonio iniziale, troppo simile al banchetto di Festen, estenuante e troppo lungo, e la ridondanza estetica che a volte stanca con i suoi ralenti e i troppi fuori fuoco anche se appartenenti a uno stile ben determinato. Infine chi, come chi scrive, non ha mai amato il von Trier regista non può restare indifferente dopo la visione del film, perché è un cinema che va oltre il giudizio personale e rappresenta un esempio altissimo di opera esistenzialista e dolorosamente personale. Non resta che consigliare a von Trier di sparlare di meno e di limitarsi a realizzare ancora “apocalissi” cinematografiche di questa portata.
Melancholia [Id., Danimarca/Germania/Francia/Svezia 2011] REGIA Lars von Trier.
CAST Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling.
SCENEGGIATURA Lars von Trier. FOTOGRAFIA Manuel Alberto Claro. MONTAGGIO Molly Marlene Stensgaard.
Drammatico/Fantascienza, durata 130 minuti.