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Dark Shadows

lunedì 14 Maggio, 2012 | di Francesco Grieco
Dark Shadows
Speciale
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Un ridicolo vampiro
Tra gli altri film diretti da Burton, è con il mai troppo osannato Mars Attacks! che Dark Shadows condivide l’intento di prendere un genere, o una figura ricorrente in quel genere, e farne raffinata parodia. Così, in questo suo ultimo film, Burton si fa beffe dell’eterno carisma del vampiro attraverso il personaggio di Barnabas Collins, che non fa paura, legge Love Story, sembra sempre fuori posto e risulta paradossalmente privo di quel fascino sensuale che caratterizza solitamente questi mostri.

L’esilarante accoppiamento con la strega Angelique, grandi occhi e finto sorriso, non ha nulla di erotico, infatti. Questo film di Burton, dunque, appartiene alla stessa variante del postmoderno in cui possiamo includere anche, per esempio, alcune opere dei fratelli Coen, come Il grande Lebowski o Il Grinta. Film che – dall’alto di un’estrema consapevolezza metalinguistica e di un’impressionante ma disillusa cinefilia – ridicolizzano con freddezza gli eroi dei generi classici e cambiano di segno i topoi cinematografici, sottoponendo a una sorta di trasfusione di vitalità un cinema (quello hollywoodiano) che da anni accusa segni di stanchezza. Operazioni di questo tipo, per quanto possano talvolta sembrare onanistiche, involute e fini a se stesse, offrono invece molti spunti di riflessione sugli stereotipi più abusati. Perciò, in un periodo come questo in cui francamente non se ne può più dei vampiri (Twilight è solo l’estrema degenerazione di questa figura), ben vengano l’ironia di Burton, la strage gratuita e immotivata di fricchettoni dopo la citazione “amare significa non dover mai dire mi dispiace”, Barnabas psicanalizzato dalla dottoressa Hoffman, il sangue pop di un rosso acceso e innaturale. Innaturale come le luci in alcune sequenze del film, soprattutto nel prologo, come i colori desaturati in alcuni ambienti, i momenti melodrammatici e kitsch, il finale eccessivo in cui ci si accanisce sui corpi – come si faceva negli anni Ottanta – con l’aiuto degli effetti speciali, qui mai troppo invadenti.

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