Pollo fritto e pizza alle olive
Se avete in mente di assoldare Joe, evitate di invitarlo a cena. Non che non lo apprezzi, anzi. Il braccio violento della legge texana va matto per il lume di candela e non disdegna le cene di famiglia.
Ma ha un concetto tutto suo dell’ospitalità. William Friedkin torna alla regia con un ritratto implacabile del consorzio umano, scandagliando paradossi e aberrazioni dell’America contemporanea con disincanto cinico e corrosivo sarcasmo. I personaggi di Killer Joe sono campioni di un’umanità degenere, immolata all’avidità e impantanata in un domestico squallore. A partire da ciò che li nutre. Nel congegno perfetto innescato da Friedkin e dalla sceneggiatura di Tracy Letts, il sogno americano si manifesta come un perverso mangia-prega-ama. Ma se l’amore è ossessiva astrazione e il denaro è l’unico Dio, il cibo riflette la materialità dei corpi, ne condivide la volgarità e assieme a questi porta in superficie la corruttibile precarietà dell’animo. Friedkin ne dissemina le tracce con sistematica precisione, caricando di simbolismi ogni pietanza e offerta di ristoro, dal caffè richiesto da Joe nel suo primo incontro con Dottie allo sformato di tonno cucinato da lei in occasione dell’appuntamento, dalla birra condivisa come rito di appartenenza al barattolo di zucca in scatola che colpisce la testa di Chris. Sharla provvede apparentemente agli altri servendo ai tavoli di una pizzeria ma è talmente focalizzata su se stessa da sbagliare le ordinazioni, Dottie al contrario riceve gli scarti accogliendoli come un gesto d’amore. Brandito come un’arma o spartito come una cauzione, il cibo in Killer Joe non è mai soltanto cibo ma l’emblema inappetibile di una società marcia e ributtante. Con la carne condivide la maciullabile consistenza e Friedkin non esita a palesarle entrambe con compiaciuta ostinazione. “Il tuo sguardo fa male” sostiene Dottie, e altrettanto fa la macchina da presa, mostrando troppo o troppo poco, accompagnando la progressiva simbiosi di corpi e cibo fino al culmine dell’ormai celebre fellatio finale. “Come ucciderai mia madre?”, “Non è una conversazione adatta a una cena”; “No, a meno che non la avveleni”.
Killer Joe [id., USA 2011] REGIA William Friedkin.
CAST Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Juno Temple.
SCENEGGIATURA Tracy Letts. FOTOGRAFIA Caleb Deschanel. MUSICHE Tyler Bates.
Drammatico/Noir, durata 103 minuti.
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