Vivere giorno per giorno
Anche se si cerca di non insistere sulla stereotipizzazione del cosiddetto “stile Sundance”, inevitabilmente i film che trionfano all’interno del Festival di cinema indipendente più famoso al mondo sembrano assorbirne un certo sapore.
Purtroppo (e per fortuna…) alcune similitudini della trama si ripropongono matematicamente, una su tutte il mancato avverarsi della favola che vede la coppia di opposti destinata a legarsi. Dopo casi come American Splendor o il più recente Frozen River – Fiume di ghiaccio, anche per i protagonisti di Tyrannosaur la logica non viene meno. Lui è un uomo che cova troppa rabbia repressa, convinto di non avere speranza per un futuro migliore. Lei trova la forza nella fede in Dio per sopportare i soprusi di un marito manesco. Insieme al loro rifugiarsi l’uno nei problemi dell’altra, il film non lesina nell’inserire personaggi secondari e le loro personali testimonianze di come la violenza sia insita in ogni aspetto di una vita al margine. E la pellicola ne diventa il manifesto più spudorato e schietto, capace di abbracciare ogni singola sfumatura di tale abuso, dalla dimensione domestica, ad un ragazzino che cresce in una famiglia disfunzionale e malsana, fino alla durezza del destino che con la morte annichilisce l’essere umano. Il tutto si svolge in un ambiente senza sapore, una cittadina di provincia nel mezzo del nulla, grigia, forse consapevole di ciò che capita al suo interno ma del tutto indifferente. Sembra di entrare in un’era post-glaciazione, nel momento in cui i dinosauri si sono estinti e con il loro ingombrante peso hanno eliminato il gusto della sfida per la sopravvivenza alle minuscole creature della Terra, ormai sole e condannate a cercare un nuovo predatore a cui sfuggire. Allo stesso modo la serenità sembra aver abbandonato quell’angolo di mondo, lasciando gli abitanti soli ad affrontare loro stessi e i rispettivi tormenti, senza l’aiuto di nessuno, nemmeno del benevolo Dio cristiano. Il maggior pregio di questa storia sta nel non farsi problemi a mettere in scena la realtà, morbosamente decisa a non lasciare nulla all’immaginazione, l’unico modo intelligente per trasmettere il messaggio scelto. In questo caso si tratta di delineare cosa sia la pesantezza del vivere tramite l’esorcizzazione della stessa, quando si cerca sostegno senza trovarlo, finendo per aggrapparsi a un martello, un coniglio di pezza, un negozio. Ma la sensazione di sconforto per l’impossibilità di migliorare si piazza sullo stomaco e preme rendendo irrequieta la persona, come un pasto troppo pesante, un matrimonio insopportabile, come un dinosauro che sale le scale inesorabile e fa scricchiolare il pavimento del piano superiore.
Tyrannosaur [id., Gran Bretagna 2011] REGIA Paddy Considine.
CAST Peter Mullan, Olivia Colman, Eddie Marsan, Paul Popplewell, Ned Dennehy.
SCENEGGIATURA Paddy Considine. FOTOGRAFIA Erik Wilson. MUSICHE Dan Baker, Chris Baldwin.
Drammatico, durata 91 minuti