Ragazzo solo, ragazza sola
Ultima fatica e opera di rinascita di Bernardo Bertolucci, Io e te trae linfa dalla malattia che per anni lo ha strappato al cinema e al suo pubblico, posando dalla prospettiva dell’immobilità un nuovo sguardo su barriere fisiche e mentali.
Servendosi di due giovani attori esordienti, convincenti tanto per la naturalezza della parlata quanto per il realismo delle imperfezioni cutanee, il grande maestro parmense sceglie la cornice di un’impolverata cantina trasteverina per tornare ad affrontare con toni diversi il tema privilegiato della solitudine e colmare un po’ anche la nostra. Location impressionista non dissimile dall’appartamento di Ultimo tango a Parigi e dalla casa museo di The Dreamers nel tentativo di riflettere il nucleo profondo dei protagonisti che la occupano, il microcosmo di Io e te non è però un ambiente vuoto, pronto ad ospitare il desiderio di una compensazione carnale. Non è nemmeno un nascondiglio carico di simboli frutto del benessere, in cui la noia e l’edonismo si depositano, viziati da un immaginario artificiale che talvolta fa incursione. Ma è un luogo buio, sotterraneo, seminato da oggetti ammassati come i tanti problemi che affollano la mente di Lorenzo, adolescente sociopatico, che si stordisce con la musica sparata a palla dell’ipod e ha per animali domestici una colonia di formiche e un armadillo. Ed è un luogo sporco, circondato da mobili corrosi dai tarli, come i buchi sparsi sul braccio di Olivia, divorata dall’eroina e lasciata sola fin da quando era bambina. Fratello e sorella non sono sognatori ma anime spente, senza ideali, distaccate dal mondo e dominate da un caos interiore che li rende estranei persino a se stessi. Bertolucci, ancora una volta, trae dall’isolamento condiviso dei suoi personaggi l’occasione per farli conoscere, esplorare a vicenda, prepararli ad un rientro consapevole sul pianeta Terra. Ma c’è una delicatezza insolita nella “Space Oddity” di Lorenzo e Olivia orbitante attorno ad un lungo abbraccio, a cui si aggrappano disperatamente. Un abbraccio che fornisce le risposte che cercavano e aziona l’interruttore delle rispettive esistenze, riconsegnandole alla vita per un tempo che non c’è dato sapere, ma che possiamo facilmente ipotizzare. Se infatti la ragazza, uscendo di scena con la testa china, si nasconde dietro un paio di grandi occhiali da sole portando via con sé ancora qualche dubbio, il ragazzo ci comunica maggiore fiducia guardando in camera e congedandosi con un foto-freeze erede della libertà riconquistata da Antoine Doinel ne I quattrocento colpi.
Io e te [id., Italia 2012] REGIA Bernardo Bertolucci.
CAST Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono.
SCENEGGIATURA B. Bertolucci, Niccolò Ammaniti, Umberto Contarello, Francesca Marciano. FOTOGRAFIA Fabio Cianchetti. MUSICHE Franco Piersanti.
Drammatico, durata 103 minuti.
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