SPECIALE MUSICAL
Pastiche o pasticcio?
Prima regia cinematografica del coreografo Rob Marshall, Chicago trionfa agli Oscar, sulla scia degli apprezzamenti per Moulin Rouge!, l’anno precedente.
Rispetto al film di Luhrmann, Chicago è meno visionario e barocco, ma anche meno kitsch e si presenta, sin dal primo numero musicale, come un omaggio rispettoso, ma poco originale, al cinema di Bob Fosse, di cui, però, purtroppo, riprende solo gli aspetti superficiali. Mancano, infatti, la febbrile vitalità e la sincerità stupefacente di film come All That Jazz. E gli attori non si distinguono per l’intensità delle loro performance. Renée Zellweger si ispira nel look a Marilyn, ma non ne ha la voce né la presenza scenica. Per la principale protagonista di un musical sono mancanze gravi. Gere dimostra versatilità, impegno ed autoironia, gioca con la sua immagine di seduttore, ma di sicuro non è Gene Kelly. Guardarlo esibirsi in un tip tap è un’esperienza abbastanza straniante. Catherine Zeta-Jones, apprezzata di recente in Rock of Ages, qui ha un caschetto nero alla Liza Minnelli, ma come ha fatto notare Phil Hall su Film Threat, non ha il carisma da diva che il suo ruolo le richiederebbe. Va da sé che senza un cast adeguato, questa trasposizione per il grande schermo dell’omonimo musical di Ebb e Fosse risulta un’operazione un po’ debole. Marshall, poi, pur avvalendosi di prestigiosi collaboratori come Dion Beebe alla fotografia, è un regista di scarsa personalità. Conseguentemente, mentre non si può negare che sappia come valorizzare i numeri musicali e le coreografie, trascura ingenuamente la caratterizzazione dei personaggi, come in seguito farà anche in Nine. Si pensi, in particolare, a quanto sia stereotipato e banale Amos, il marito di Roxie, interpretato da un attore raffinato come John C. Reilly, qui completamente sprecato. Non offre nulla di nuovo, Chicago, e tenta, senza tanti sforzi di rinnovamento, di riportare in vita un genere, il musical, inevitabilmente legato all’età d’oro della Hollywood classica, o al limite alla renaissance degli anni Sessanta e Settanta – di cui Fosse è stato grande protagonista. Quel quid rétro tutto di facciata, che ne giustifica il successo presso la componente più nostalgica del suo pubblico, è l’unico elemento che che può destare interesse in Chicago. Ma la cura nei dettagli scenografici, nei costumi, nella ricostruzione d’epoca e le strizzate d’occhio alla tradizione di genere del passato mai saranno sufficienti, in sé, a fare un buon film.
Chicago [Id., USA 2002], REGIA Rob Marshall.
CAST Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones, Richard Gere, John C. Reilly.
SCENEGGIATURA Bill Condon (dal musical di Bob Fosse e Fred Ebb, tratto a sua volta dalla pièce di Maurine Dallas Watkins). FOTOGRAFIA Dion Beebe. MUSICHE Danny Elfman, John Kander.
Musical, durata 113 minuti.