SPECIALE GUS VAN SANT
Un parco senza adulti
Il park che racconta Gus Van Sant è quello dei giovani skater di Portland – la città natale del regista – dove Alex, adolescente in cerca di qualcosa di nuovo, inizia il suo percorso – passaggio tipico del romanzo di formazione – dall’infanzia alla vita adulta.
Il passaggio che racconta Van Sant però non è semplice, né privo di forti emozioni, perché prevede un incidente tra i binari, dove i ragazzi cavalcano i treni merci, ed è lì che il protagonista Alex assiste alla morte di un uomo che svolgeva il suo lavoro. È uno dei pochi adulti che costeggiano il racconto di Paranoid Park, una delle rare figure che incontra il giovane e che non per caso finisce tragicamente, creando ulteriori problemi ad Alex che inizia a cercare un compromesso tra la sua coscienza, il suo desiderio di liberarsi da questo grosso peso e la voglia di continuare con la sua vita, cercando di concentrarsi sui suoi quotidiani problemi. A distanza di qualche anno Paranoid Park rimane attuale senza passare di moda, poiché nel racconto della difficoltà di comunicazione tra mondo adulto e mondo giovanile/adolescenziale le cose non cambiano, e nonostante secoli di evoluzione sembra che il divario sia insormontabile. Nella messinscena del regista l’evidenza si pone con ancora più limpidezza davanti ai nostri occhi: siamo incapaci di relazionarci con il nostro io fanciullesco una volta diventati adulti. Anche i rapporti tra uomo e donna Van Sant li racconta come conflittuali. Così Alex, dopo l’evento che segna per sempre la sua esistenza, lascia la sua fidanzata, perché non riesce più a relazionarsi con lei continuando a mantenere un segreto più grande di lui. Le tipologie di rapporti che compongono la vita delle persone sono quelle con l’altro sesso e quelle familiari, che nel caso di Alex si riferiscono al padre e all’imminente divorzio che coinvolge la sua famiglia. La mancanza degli adulti rappresenta la loro totale incapacità di presenziare nella vita delle nuove generazioni: si sente la voce del padre ma la persona fisica rimane invisibile, i ragazzi sembrano abbandonati al loro destino anche se le rispettive famiglie di provenienza non sono disastrate o economicamente sull’orlo del fallimento. Sono famiglie normali, nella normale tipicità e caratterizzazione americana che a ben guardare é anche quella italiana, e forse mondiale. Il paranoid park del titolo assume così un valore universale, come luogo dei conflitti e dell’incomunicabilità fra esseri umani.
Paranoid Park [Id., Francia/USA 2007] REGIA Gus Van Sant.
CAST Gabe Nevins, Daniel Liu, Taylor Momsen, Jake Miller.
SCENEGGIATURA Gus Van Sant (tratta dall’omonimo romanzo di Blake Nelson). FOTOGRAFIA Christopher Doyle, Kathy Li. MONTAGGIO Gus Van Sant.
Drammatico, durata 85 minuti.