SPECIALE MONDI SCONOSCIUTI
Più umani degli umani
Mostra del Cinema di Venezia, 1 settembre 2007: proiezione di mezzanotte in Sala Grande, alla presenza di Ridley Scott, Rutger Hauer e Daryl Hannah. Viene presentato, in anteprima mondiale, Blade Runner: The Final Cut: l’emozione di vedere per la prima volta su grande schermo – il film è del 1982, anno di nascita del sottoscritto – uno dei capolavori del cinema di fantascienza fu indescrivibile, una di quelle esperienze che solo i cinefili più accaniti possono capire, senza nascondere qualche furtiva lacrima a fine proiezione…
Blade Runner rappresenta, per chi scrive, un cult senza precedenti che fin dalla sua prima visione resta nel cuore di ogni spettatore. La versione final cut del 2007 non aggiunge molto all’originale del 1982 (se si escludono il finale e alcune sequenze extra di poca rilevanza), ma sottolinea ancora di più che il film ha avuto ed ha tuttora un forte valore nel panorama del cinema di genere. Tre sono le cose che lo caratterizzano e lo fanno amare: la musica, le scenografie e il messaggio filosofico contenuto nella trama. Tralasciando la famosa e saccheggiata scena della morte del replicante di Hauer, Blade Runner e Scott rivoluzionarono l’immaginario cyberpunk, di cui è capostipite, con un uso della scenografia e della fotografia che ancora oggi è imitata ma mai eguagliata. La città del futuro, una Los Angeles accompagnata dalle note avanguardistiche e indimenticabili della colonna sonora di Vangelis, alienante e cupa, popolata da individui sinistri e dove la pioggia perenne sembra lavare via i peccati e i pensieri degli uomini e di chi vorrebbe essere libero ma non può. La paura di morire, la voglia di immortalità dei replicanti e la perdita dei sentimenti degli uomini: temi filosofici che provengono dal racconto di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, concetti ricorrenti nei romanzi dello scrittore, un confronto tra uomo e “macchine” in perenne discussione. Di questa lotta il film è pieno: a partire dal senso di pietà che prova Deckard, il personaggio di Harrison Ford, nell’annientare gli androidi fino allo scontro finale in cui Rutger Hauer risparmia invece la vita al cacciatore di replicanti dimostrando di avere sentimenti umani e poco artificiali. Come dice Morandini, dopo Metropolis di Lang nessun film aveva suggerito un’immagine così suggestiva e terribile del futuro, ma soprattutto dopo Blade Runner ancora nessuno è riuscito a ricreare l’estetica pensata da Scott e dal genio dell’artista concettuale Syd Mead; l’unico che è riuscito quasi ad avvicinarsi è stato il sottovalutato Dark City di Alex Proyas. Uno stile figlio dei suoi tempi di cui oggi a volte sentiamo la mancanza. Rivalutiamo sempre di più il cinema anni ’80, forse solo per una questione affettiva, ma riguardando Blade Runner, prima di tutto lo facciamo per una questione qualitativa. E chiaramente l’Academy restò miope nei confronti di Blade Runner…
Blade Runner [Id., USA 1982] REGIA Ridley Scott.
CAST Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Daryl Hannah.
SCENEGGIATURA Roland Kibbee, David Webb Peoples, Hampton Fancher. FOTOGRAFIA Jordan Cronenweth. MUSICHE Vangelis.
Drammatico/Fantascienza, durata 118 minuti.