SPECIALE HORROR ITALIANO, II PARTE
Monsieur Cannibal
Cannibal Holocaust rappresenta un’anomalia all’interno del variegato mondo dell’horror: semplicemente perché non può definirsi un vero e proprio horror. O meglio, così è stato catalogato in dizionari, siti, monografie di genere, nonostante Ruggero Deodato abbia lottato invano affinché gli venisse affibbiata la sua più consona etichetta.
Ma procediamo con ordine. È il 1980 e il sottogenere gore sta subendo un’impennata, in particolare l’accezione cannibale, che vede il suo apice con Ultimo Mondo Cannibale. Un nuovo copione per Deodato e di nuovo una storia su un gruppo di reporter all’avventura (qui in Amazzonia) – tra i quattro c’è anche il ricordatissimo Luca Barbareschi – dei quali non si hanno più tracce. Spetta ad un antropologo della Columbia partire alla ricerca dei dispersi e, successivamente, far conoscere le terribili verità all’emittente televisiva interessata a ricavarne un lucroso servizio. In molti casi una pellicola viene ricordata in primis per il suo “successo di marketing”: quello che all’epoca ha messo in piedi il cineasta è stata una vera e propria campagna (psicologica) di vendita, rappresentata dal significativo slogan promozionale: “Avvertimento: gli uomini che vedrete mangiati vivi sono gli stessi che hanno filmato queste incredibili sequenze”. L’obiettivo di Deodato, infatti, era quello di far credere realmente morti gli attori. Peccato che la geniale idea è stata poi spezzata dal caos giudiziario nel quale la produzione è stata coinvolta: sospetto di vero cannibalismo, atti brutali contro animali, censura in delirio. Al di là dell’atto censorio che ha reso l’opera una delle più flagellate della storia del cinema (ben diciotto cut), è importante sottolinearne il sottotesto sociale e morale, esplicitato già fin dal primo shoot: il vero cannibale è l’uomo moderno. Ecco quindi spiegata l’identificazione del film con il genere documentaristico (più che orrorifico), riportando una sorta di saggio antropologico dei comportamenti (dis)umani ben incorniciato dalla colonna sonora di Riz Ortolani. Concetto reso con estrema efficacia grazie alle riprese reali girate dagli attori stessi (primi accenni al found footage) e all’incredibile realisticità della violenza. Non bisogna dimenticare che il film in questione ha funto da “Sacro Graal” per molte generazioni di cineasti a venire (Tarantino su tutti) e ha dato vita a diverse mode cinematografiche (oltre all’espediente tecnico, anche quello linguistico della parola “holocaust”). Questo e molti altri fattori hanno reso Cannibal Holocaust uno dei film più sottovalutati e incompresi della Storia del Cinema.
Cannibal Holocaust [Italia 1980] REGIA Ruggero Deodato.
CAST Luca Barbareschi, Francesca Ciardi, Robert Kermann, Paolo Paoloni.
SCENEGGIATURA Gianfranco Clerici. FOTOGRAFIA Sergio D’Offizi. MUSICHE Riz Ortolani.
Horror/Drammatico, durata 91 minuti.