INEDITO – USA 2012
Il coraggio di chiamarsi “Tigre”
Basato sul romanzo omonimo di Judy Blume, che assieme al regista firma pure la sceneggiatura, Tiger Eyes racconta con pathos sia la criticità del complesso passaggio oltre l’adolescenza che l’amarezza di chi, oramai adulto, deve fare i conti con la spietatezza e le aleatorie speranze della quotidianità.
Davey è una giovane studentessa la cui adolescenza serena viene improvvisamente squarciata da un maldestro tentativo di rapina nell’emporio di famiglia gestito dal padre. Sperando che la sorella maggiore possa aiutarla a riprendere le redini della propria vita, la madre della ragazza si trasferisce temporaneamente con i figli in New Mexico. Un incontro fortuito con un affascinante quanto sconosciuto giovane pellerossa riuscirà a far sentire Davey meno sola in quella che sembra delinearsi sempre più come un’interminabile e insopportabile permanenza a Los Alamos. Tiger Eyes mostra esplicitamente come non solo la vita a volte prenda delle inaspettate pieghe ma soprattutto riserbi pure grandi sorprese: come quando in circostanze particolari o durante un lungo viaggio in località remote accade di sentirsi eccezionalmente in sintonia con delle persone appena conosciute e che si rivelano poi cruciali per il futuro. “Hai un sorriso smagliante ma degli occhi molto tristi”, afferma Martin “Wolf” Ortiz quando s’imbatte casualmente nella malinconica Davey dopo che questa aveva deciso di sfuggire da tutto e da tutti rifugiandosi su uno sperduto altipiano per meditare. In realtà gli è bastato soltanto osservare il volto di Davey, presentatasi come “Tiger”, per vedervi rispecchiati la propria tristezza e smarrimento. Il soprannome scelto dal giovane non è casuale: se si scomoda la saggezza totemica e folklorica dei nativi americani, della quale il film è pieno di rimandi, infatti si vedrà come il lupo rappresenti la capacità di insegnare agli altri a ristabilire un contatto con la propria interiorità e a trovare la propria strada. Man mano che Wolf la guiderà attraverso la scoperta dei valori dei nativi, Davey cercherà di far fronte alla catatonia della madre caduta in depressione, all’insoddisfazione dell’apparentemente appagata zia Bitsy che soffre per la mancanza di prole, alla smisurata aspettativa dei genitori della neo amica Jane e all’incapacità di trovare una plausibile giustificazione alla triste consapevolezza che il padre è stato ucciso per un bottino di poche manciate di dollari. Sono proprio la grazia con cui vengono trattate delle tematiche così delicate, anche affrontando la questione nativa, nonché le intense interpretazioni dei due giovani protagonisti la ragione per la quale quest’opera – da noi ancora inedita – si è meritatamente accaparrata svariati premi in patria.
Tiger Eyes [id., Usa 2012] REGIA Lawrence Blume.
CAST Willa Holland, Tatanka Means, Russel Means, Cynthia Stevenson, Amy Jo Johnson.
SCENEGGIATURA Lawrence Blume e Judy Blume (dall’omonimo romanzo di Judy Blume). FOTOGRAFIA Seamus Tierney. MUSICHE Michelle Branch, Rosie Golan, Lissie, Nathan Larson.
Drammatico, durata 92 minuti.