5 FEBBRAIO 1919: NASCITA UNITED ARTISTS
Signora solitudine
Era il lontano 1967 quando Il laureato di Mike Nichols rompeva il suono del silenzio per dare voce ad un’epoca di profondo cambiamento, ad un cinema diverso. E per tutta una serie di congiunture, era il momento storico a plasmare il cinema.
Gli scontri legati alla lotta per l’uguaglianza razziale, il fermento delle contestazioni giovanili e l’inasprimento della guerra in Vietnam: ecco perchè insieme ad un frammento di vita di Benjamin Braddock, il film di Nichols porta sullo schermo lo spirito di un’intera epoca, i suoi disagi e le sue incrinature, rompendo la bussola del genere – commedia o melodramma? – e raccontando una nuova classe sociale, quella degli studenti altoborghesi. Sono passati quasi cinquant’anni, ma sembra ieri quando vediamo il rampollo di casa Braddock scivolare inerte sul tapis roulant dell’aeroporto. Nichols ce lo presenta così: incerto riguardo al futuro, incapace di gestire la sua vita, inadeguato in tutto; giovane, ma già consumato da un intenso lavorìo mentale, che lo isola e lo rende restìo ad agire. Soffocato da primi piani asfissianti, gravato dalle aspettative genitoriali ed irrimediabilmente arenato sul fondo di una piscina come il palombaro del suo acquario. Contesto di abbandono e di resa quello di Benjamin, che diventa terreno fertile per l’inizio della relazione nevrotica con la signora Robinson, che imprigiona sempre più il giovane in spazi angusti privandolo progressivamente delle consuete qualità tipiche dell’uomo borghese. E Hoffman rende magistralmente questa inettitudine, recitando sommessamente: non parlando, bensì sussurrando; non muovendosi, ma abbozzando dei cenni minimi. Ed è proprio questa grande capacità mimetica dimostrata da Hoffman a consacrarlo come il primo divo di una nuova generazione di attori. Primo antieroe della Nuova Hollywood, sulle note dell’immortale colonna sonora composta da Simon & Garfunkel, il suo volto intercetta le sorti dell’uomo comune, ridisegnando le fattezze del divo e spogliandolo di prestanza fisica ed avvenenza (doti che avrebbe sicuramente portato l’interpretazione di Robert Redford, se Nichols non avesse voluto fortemente Hoffman). Ma la svolta non manca, ed arriva con Elaine, la figlia della signora Robinson. Lei dà impulso al moto di Ben, lui la salva da un matrimonio imposto, e ancora lei gli presta la voce nel grido disperato delle amare sequenze finali. Iniziato come una commedia sulle note di The Sound of Silence, il viaggio di Elaine e di Ben sulle stesse si chiude, aprendosi al dramma. Perché ora, sull’autobus – delle loro vite – lanciato in corsa senza meta, viaggiano due solitudini, invece che una.
Il laureato [The Graduate, USA 1967] REGIA Mike Nichols.
CAST Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton.
SCENEGGIATURA Buck Henry, Calder Willigham. FOTOGRAFIA Robert Surtees. MUSICHE Simon & Garfunkel.
Commedia/Drammatico, durata 106 minuti.