SPECIALE WIM WENDERS
Quadri e cornici
Jonathan Zimmermann è un corniciaio di Amburgo affetto da una rara e grave malattia del sangue. In base a delle voci sulla sua bassa aspettativa di vita, il protagonista viene contattato da un sicario francese che gli propone di uccidere una persona in cambio di una grossa somma di denaro da poter destinare alla sua famiglia. Ormai completamente ossessionato dalla propria condizione, Jonathan accetterà.
Tratto dal romanzo di Patricia Highsmith Ripley’s Game, L’amico americano di Wim Wenders è un film che parte da una vicenda di genere per raggiungere scelte più esplicitamente autoriali. Qui il regista tedesco omaggia il cinema noir, in particolare quello statunitense – come dimostra la presenza di Nicholas Ray e Samuel Fuller nel cast -, ma lo rielabora dilatando (a volte in maniera eccessiva) i tempi e i ritmi narrativi per approfondire maggiormente i personaggi, realizzando così un film fondamentalmente esistenziale e intimista. Infatti, le problematiche affrontate hanno persino uno spazio maggiore rispetto allo svolgimento del racconto e riguardano soprattutto le lancinanti ossessioni individuali, le conseguenze psicologiche di una grave malattia e la nascita di un’amicizia virile con le sue contraddizioni e il suo eventuale conflitto con la vita familiare-coniugale. Ad affiancare, e forse a contrapporsi, a tali riflessioni vi è la grande ricerca visiva operata dall’autore, che compie delle scelte estetiche talvolta indipendenti dalla pura narrazione: si pensi per esempio all’ampio utilizzo di luci colorate eccessivamente vive e quasi irrealistiche e alle numerose inquadrature descrittive e meditative sui luoghi del film, dal porto di Amburgo agli edifici parigini, dalle strade urbane ai paesaggi innevati. Opzioni linguistiche affascinanti e in parte estetizzanti, le quali – insieme al collegamento (creativo, artigianale o meramente economico) che diversi personaggi hanno con il mondo pittorico – contribuiscono a formare un discorso generale sull’arte (e quindi anche sul cinema), sul suo incontro/scontro con il commercio e sulla capacità spettatoriale di vedere e osservare. L’elemento estetico e quello introspettivo risultano quindi ugualmente importanti e fondamentali; due aspetti che rendono la vicenda di partenza soltanto una curata cornice contenente un quadro più ampio e stratificato, composto da riflessioni esistenziali, precise scelte visive e alcuni riferimenti al cinema noir statunitense, che Wenders omaggia con grande passione cinefila.
L’amico americano [Der amerikanische Freund, Germania 1977] REGIA Wim Wenders.
CAST Bruno Ganz, Dennis Hopper, Lisa Kreuzer, Nicholas Ray, Samuel Fuller.
SCENEGGIATURA Wim Wenders (tratta dal romanzo Ripley’s Game di Patricia Highsmith). FOTOGRAFIA Robby Müller, Martin Schäfer. MUSICHE Jürgen Knieper.
Drammatico, durata 123 minuti.