Struggimento
Il 1988 è stato un anno importante per il cinema d’animazione: un non ancora affermato Studio Ghibli, poco oltre gli albori della sua storia e pure in una situazione finanziaria un po’ traballante, lancia sul mercato giapponese due film destinati a cambiare le sorti dello studio e del cinema d’animazione: uno è il celebre Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki, l’altro Una tomba per le lucciole di Isao Takahata, mentore del più celebre Miyazaki, a cui è legato da un interessante rapporto d’amore e odio (si veda l’interessante quanto irrisolto documentario recentemente passato nelle sale italiane Il regno dei sogni e della follia), e anima dello Studio Ghibli.
Ora, se l’autore de La città incantata è giustamente celebrato ovunque e in qualunque modo, il suo rivale/maestro/amico gode di una fama più limitata e di nicchia, nonostante non sia inferiore (e neanche superiore, precisiamo: dire chi è meglio tra lui e Miyazaki ricorda un po’ la sterilità di chi discute su chi sia meglio tra Messi e Ronaldo) al collega fraterno. È proprio Una tomba per le lucciole a dimostrarlo: un film per il quale la parola capolavoro non stona, e che dimostra come si possa fare un cartone animato perfettamente inserito nel contesto storico e nella “realtà”, e dove il realismo del dramma può convivere alla perfezione con la magia tipica del cinema d’animazione. La storia dei due fratelli, lui pre-adolescente e lei ancora bambina, in disperata e vana fuga dal lutto provocato dalla morte della madre e dalla miseria e dalla distruzione di un Giappone devastato dalla guerra, seguendo l’utopia di un impossibile ritorno alla natura, è trattata con una sincerità che non fa sconti alla realtà storica e non evita di affrontare di petto la tragedia. Lo si capisce fin dalla prima sequenza, che raffigura adolescenti vagabondi e abbandonati morire per strada, tra l’indifferenza e l’incomprensione dei passanti. Il film di Takahata è anche un’opera delicatamente antimilitarista che non ha bisogni di urlare proclami e denunce, ma che accentua questo carattere con l’inesorabile naturalezza con cui la drammatica vicenda si evolve, come se gli eventi siano conseguenze ovvie e inevitabili. Al di là del realismo magico di fondo e delle connessioni con la Storia, e aldilà di tutto, Una tomba per le lucciole conquista i cuori degli spettatori e un posto nella storia del cinema per la lievità e il pudore con cui tratta i momenti e i sentimenti più delicati, causando uno struggimento lieve tanto quanto implacabile e inesorabile. Un’opera che commuove, anche grazie al sagace e controllato uso degli accenni più “fantastici” (pochi, ma importanti), senza bisogno di ricattare, ma anche in questo caso con estrema naturalezza, e che è diventata fondamentale per lo sviluppo di un cinema d’animazione consapevolmente adulto.
Una tomba per le lucciole [Hotaru No Haka, Giappone 1988] REGIA Isao Takahata.
SCENEGGIATURA Isao Takahata (dal romanzo omonimo di Akyuki Nosaka). ART DIRECTOR Yoshifumi Kondo. MUSICHE Yoshio Mamiya.
Animazione, durata 89 minuti.