SPECIALE CINEMA NEOREALISTA
Neorealismo spettacolare
Nel cinema vi sono alcuni film che rimangono più impressi per delle sequenze e delle immagini specifiche che per aspetti narrativi e stilistici più generali. Rivisto oggi, Riso amaro sembra appartenere a questa categoria.
È ormai noto che Giuseppe De Santis, ispirandosi in parte al cinema hollywoodiano e in parte a quello sovietico, volesse realizzare un film sulla condizione lavorativa delle mondine che fosse allo stesso tempo impegnato e popolare, realista e spettacolare. In fondo, è il soggetto stesso che si presta all’unione tra le due prospettive: raccontando l’intreccio amoroso e criminale tra il piccolo gangster Walter, la sua compagna Francesca,
il sergente Marco e la mondina Silvana l’autore descrive un contesto sociale problematico e ricco di contraddizioni (sfruttamento, concorrenza tra i lavoratori, povertà diffusa), unisce diversi generi e registri narrativi (dal melodramma al gangster movie), e crea inoltre delle sequenze di grande impatto visivo ed emotivo. Dunque, in questa pellicola convivono “impegno” e spettacolarità, anche se a una visione attuale è la seconda a prevalere perché più riuscita e risolta, soprattutto per quanto riguarda alcune idee visive e di messa in scena. Mentre il messaggio politico sembra espresso in modo un po’ ingenuo (si pensi alla sequenza della predica di Raf Vallone alle mondine) e la trama è a tratti schematica e prevedibile, alcune singole scelte registiche di De Santis risultano indubbiamente intense ed efficaci. Sono difficilmente dimenticabili per il loro lirismo i dolly che salgono per mostrare dall’alto le mondine che lavorano, le carrellate sulle donne inchinate sulle risaie e la sequenza del temporale, così com’è suggestiva la figura di Gassman sdraiato su dei grossi cumuli di riso e originale il duello ambientato in un magazzino colmo di salumi appesi. Talvolta più concentrati a mostrare una realtà, talvolta più intenti a costruire un preciso climax narrativo, tali momenti rappresentano in ogni caso un cinema che punta tanto alla descrizione di un contesto quanto, e forse di più, al coinvolgimento emotivo del pubblico tramite uno spettacolo dalle tinte forti e nette, in quella che è una delle possibili ragioni del successo commerciale che la pellicola ebbe all’epoca. Infine, Riso amaro è sì un po’ datato nello svolgimento narrativo e nell’espressione dei contenuti, ma è un film al tempo stesso ricco d’idee, capace di unire i generi e di creare dei momenti di grande intensità visiva che, per la loro efficacia, diventano persino più rilevanti dell’opera complessiva.
Riso amaro [Italia 1949] REGIA Giuseppe De Santis.
CAST Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Doris Dowling, Raf Vallone, Checco Rissone.
SCENEGGIATURA Corrado Alvaro, Ivo Perilli, Gianni Puccini, Carlo Lizzani, Carlo Musso, Giuseppe De Santis. FOTOGRAFIA Otello Martelli. MUSICHE Goffredo Petrassi.
Drammatico, durata 100 minuti.