SPECIALE PETER BOGDANOVICH
Oltre il velo dell’apparenza
A cinque anni da un soggetto molto simile nelle premesse e nel tema, quel The Elephant Man che consacrò David Lynch al grande pubblico, Dietro la maschera poteva rappresentare una sfida quantomeno superflua, incapace di ritagliarsi una finestra di legittima autonomia.
Peter Bogdanovich riuscì a costruire un film semplice e gentile, senza fronzoli autoriali e sempre connesso al racconto, rispettando lo spirito della storia vera che faceva da cornice al suo lavoro e dotandola di un’attenzione particolare, di cui del resto è maestro, alla direzione degli interpreti e all’indagine di una Los Angeles di fine anni Settanta. La vicenda di Roy “Rocky” Dennis, adolescente affetto fin dalla nascita dalla misteriosa leontiasi – un caso ogni 220 milioni di bambini – che ne ha irrimediabilmente compromesso il volto e la salute, viene riproposta sul grande schermo entro la dimensione concreta di una società in trasformazione, dove alla metafisica del rapporto sguardo-pensiero sono senza sosta agganciate le dinamiche pregiudiziali delle barriere di classe, della burocrazia, delle relazioni giovanili.
Roy è un ragazzo che gioca la propria vita sul filo dell’istante, consapevole che la malattia ne minaccia l’esistenza imprevedibilmente, mentre la realtà attorno a lui è paralizzata al solo inquadramento del suo “mostruoso” aspetto fisico. Con la sua azione caparbia e vitale non riesce soltanto nell’impresa di esplorare il fronte esperienziale della propria età, amore e sentimenti inclusi grazie al rapporto, proteso all’invisibile, che stringe con una ragazza cieca sua coetanea (ancora la lynchiana Laura Dern): il risultato più grande del suo arco narrativo coincide con la capacità disinteressata di ravvivare e chiamare in causa la fiducia delle persone intorno a sé, scartando diffidenze ed egoismi, mettendo in contatto la dimensione umana di mondi apparentemente agli antipodi. Ne è testimone indimenticabile il personaggio della madre, affidato a una Cher in stato di grazia, giustamente premiata al Festival di Cannes dove il film passò in concorso. Una storia di buoni sentimenti, dotata di un finale struggente, ma sempre filtrata attraverso la lente di un dolente memento mori: la vita è adesso e abbiamo bisogno che tutti, anche i più cinici o egoisti, partecipino al sogno che, dietro a ogni maschera, porta con sé.
Dietro la maschera [Mask, USA 1985] REGIA Peter Bogdanovich.
CAST Eric Stoltz, Cher, Sam Elliot, Laura Dern, Estelle Getty, Richard Dysart.
SCENEGGIATURA Anna Hamilton Phelan. FOTOGRAFIA László Kovács. MUSICHE Dennis Ricotta.
Drammatico, durata 120 minuti.