SPECIALE WESTERN CONTEMPORANEO
Per un pugno di falchi
“Questa è una storia di animali” commenta il giovane Pan Xiao, brillante avvocato cittadino impegnato a difendere un bracconiere. E ha ragione. Solo che le bestie in questione non sono i falchi trafficati dal suo assistito. Piuttosto, la bieca Umanità che lo attende oltre la polvere dorata del deserto di Taklimakan, lo stesso che Pian Xiao si trova a percorrere a bordo dell’auto incautamente presa al cliente a garanzia della parcella.
Presentato alla Berlinale del 2013, dopo una travagliata storia di censura, No Man’s Land di Ning Hao è un western iperbolico, che all’immobilità di un orizzonte incendiato oppone la glaciale efferatezza dei crimini che vi si consumano. Nella terra di nessuno, a pochi chilometri dalla civiltà, legge e morale sono sovvertite, la giustizia si sancisce con l’omicidio e la diplomazia è un sicuro viatico per la morte. Non è un paese per avvocati, o forse sì. Come in ogni western contemporaneo che si rispetti, Pan Xiao dovrà mettersi in discussione, smarrendo i punti di riferimento di una realtà rassicurante che qui mette a nudo il suo lato più marcio, pervertendosi in violenza e caos. Più che al cinema dei Coen, Ning Hao guarda dichiaratamente a Leone, tanto nella caratterizzazione del villain, brutto e cattivo come si conviene, quanto nel montaggio che, ai primi piani scavati dal sole, oppone distanze spiazzanti e incolmabili, lasciando al paesaggio la duplice funzione di cassa di risonanza o di contrappunto. Un’ascendenza, quella del western italiano, che emerge anche nei titoli di testa, nell’ironia farsesca di una ferocia esasperata e nel trionfare di vendetta e avidità sull’idealismo dei valori edificanti. Ma al netto di omaggi e citazioni, dall’immaginario legato a Mad Max alla polvere di Wake in Fright, No Man’s Land è un film sulla Cina, sull’ascesa del liberismo senza scrupoli e sui segnali del suo smembramento. Il ritratto spietato del cinismo sociale, seppure enfatico e caricaturale, è il principale motivo che ha obbligato il regista a rilavorare più volte sul film perché ne venisse approvata la distribuzione. Quel che è certo è che, nonostante i tagli, il messaggio resta inalterato e, dal punto di vista della messa in scena, la riuscita spettacolare fa perdonare certe ridondanze. Merito anche della fotografia di Du Jie, già al fianco di Ning Hao nella commedia Mongolian Ping Pong. A lui si deve la crudezza rovente dell’implacabile terra di nessuno.
No Man’s Land [Wu Ren Qu, Cina 2013] REGIA Ning Hao.
CAST Zheng Xu, Duobujie, Nan Yu, Bo Huang.
SCENEGGIATURA Hao Ning, Ping Shu, Aina Xing. FOTOGRAFIA Du Jie. MUSICHE Nathan Wang.
Western/Thriller, durata 118 minuti.