SPECIALE DALTON TRUMBO
“Trasformiamo uomini pericolosi in uomini innocui”
Un plotone di uomini vestiti di grigio è scortato verso il porto, dove lo aspettano delle navi da carico. Siamo nella Francia degli anni Trenta e chi è riconosciuto colpevole di crimini particolarmente gravi è spedito in Guyana Francese per scontare la propria pena nel sistema carcerario più duro del mondo.
Due detenuti attirano subito la nostra attenzione: uno (Steve McQueen) è robusto e si dichiara innocente; lo chiamano Papillon perché sul torace ha tatuata una farfalla. L’altro (Dustin Hoffman) si chiama Dega ed è un falsario che non prova nemmeno a negare la propria colpevolezza, tanto è celebre il suo lavoro di falsificazione delle obbligazioni di stato. Dega è un truffatore mingherlino e assume Papillon come guardia del corpo. In cambio, una volta arrivati in Guyana, Dega finanzierà la sua fuga in barca coi soldi che è riuscito a portare con sé. Nasce una coppia strana ma molto efficiente che tra i lavori forzati, le sfighe e i tentativi di fuga malriusciti, svilupperà un legame di lealtà fortissimo ma mai espresso in modo affettivo, se non nel finale. I campi di detenzione sono l’inferno e i tentativi di fuga sono puniti con non meno di due anni di cella d’isolamento. “Non abbiamo pretese di riabilitazione qui. Non siamo preti, siamo processori. Trasformiamo uomini pericolosi in uomini innocui”, questa la sintesi estrema del sistema di punizioni che Dalton Trumbo, veterano della sceneggiatura, stavolta alle prese con l’adattamento (infedele) delle memorie di Henry Charrière, mette in bocca al comandante del campo. Sarà la sua ultima sceneggiatura e, durante le riprese del film in cui interpreta un cameo, scoprirà di avere un cancro ai polmoni. Al discorso segue una delle sequenze di prigionia più forti che il cinema ci ha regalato, del tutto agli antipodi rispetto ai castighi blandi di La grande fuga, interpretata da uno Steve McQueen provato fisicamente ma deciso a trascorrere i due anni d’isolamento senza perdere la ragione né tradire l’identità del suo complice e amico. La qualità distintiva di Papillon è che lui non si piega mai e, una volta scontata la punizione, torna ad architettare la fuga verso il Venezuela. Girato principalmente in Giamaica, Papillon è un film dal grande valore scenografico che tra coccodrilli (veri) e farfalle cerulee, mostra un terribile campo di prigionia ai confini estremi del mondo civile; un luogo dove gli amici non esistono, pensato per spezzare anche i peggiori malfattori di Francia. Al cuore, il film racconta l’ossessione per la fuga di un uomo che non accetta la mediazione. Con la buona condotta, gli spiega Dega, potrebbe riabilitarsi in tempi ragionevoli, ma Papillon non l’accetta. È un uomo innocente che vuole essere libero subito ed è per questo motivo che tifiamo per lui.
Papillon [id., USA 1973] REGIA Franklin J. Schaffner.
CAST Steve McQueen, Dustin Hoffman, Victor Jory, Anthony Zerbe, Robert Deman.
SCENEGGIATURA Dalton Trumbo, Lorenzo Semple Jr. (tratto dall’omonimo romanzo di Henry Charrière). FOTOGRAFIA Fred J. Koenekamp. MUSICHE Jerry Goldsmith.
Drammatico, durata 151 minuti.