SPECIALE MADE IN CHINA
Un classico del cinema contemporaneo
Cina del nord, anni ’20: la diciannovenne Songlian si sposa per ragioni economiche con un ricco signore feudale, diventandone la quarta moglie. Una volta entrata nel lussuoso palazzo del marito, la ragazza dovrà seguire i riti e le tradizioni dell’antica famiglia e lottare per privilegi e poteri con le altre tre coniugi.
Questa è, in sintesi, la vicenda di Lanterne rosse di Zhang Yimou, uno dei film cinesi più conosciuti in occidente e uno dei capolavori del cinema contemporaneo. Merito della sua stratificazione tematica e, soprattutto, dello splendore formale con cui essa viene esplicata. Indubbiamente, la pellicola si presta a diverse letture e interpretazioni, in quanto affronta problematiche quali la sottomissione femminile in Cina, il ripetersi immutabile di riti e tradizioni secolari e la feroce lotta per il potere. Il tutto espresso tramite una fotografia affascinante, dai colori accesi e marcati, e un uso simbolico delle ambientazioni e degli oggetti di scena. Così, mentre il palazzo con le sue mura e le sue stradine strette è un luogo labirintico e claustrofobico che rappresenta soprattutto la sottomissione delle quattro concubine, sono le “lanterne rosse” del titolo italiano – essendo usate dal marito per festeggiare alcuni accadimenti e, soprattutto, per indicare quotidianamente con quale moglie passerà la notte – a racchiudere i temi centrali dell’opera. Infatti, per le quattro coniugi tali strumenti sono contemporaneamente segno di potere e di sottomissione. Di potere e prestigio perché colei che le possiede illuminate ha in quel momento particolari attenzioni e privilegi (il massaggio ai piedi, la decisione del menù), che la rende più influente e rispettata delle altre. Ma se le lanterne sono per questo una specie di “status symbol” per cui lottare, il meccanismo stesso di cui sono portatrici è segno di subordinazione, in quanto dimostra che le mogli sono per il marito una sorta di oggetto da scartare o da scegliere a suo piacimento, come viene accennato in un dialogo. E inoltre, nel momento in cui vengono accese, le lanterne diventano anche il centro di un rito con i suoi procedimenti e i suoi tempi scanditi, rito al quale Zhang presta particolare attenzione osservandolo minuziosamente nei suoi vari passaggi, indicandone così l’importanza e l’antichità. L’autore riesce quindi – grazie anche alla sua regia precisa nei tempi e nella composizione del quadro – a utilizzare i vari elementi a disposizione in una funzione contemporaneamente simbolica e narrativa, in un’opera tanto affascinante sul piano visivo quanto interessante su quello semantico. Dunque, un capolavoro “scomodo” da annoverare tra i classici del cinema contemporaneo.
Lanterne rosse [Dahong Denglong Gaogao Gua, Cina 1991] REGIA Zhang Yimou.
CAST Gong Li, He Caefei, Cao Cuifeng, Jin Shuyuan, Jingwu Ma, Kong Lin.
SCENEGGIATURA Ni Zhen. FOTOGRAFIA Zhao Fei. MUSICHE Zhao Jiping.
Drammatico, durata 125 minuti.