Un film che vuole suonare come Miles Davis
“Non volevo fare un film su Miles Davis, volevo fare un film che suonasse come Miles Davis, esplosivo, eccitante, impressionista e libero. Non volevo fare qualcosa riducibile a un documentario”: così Don Cheadle parla di Miles Ahead − biopic che supera se stesso, diventando anche qualcos’altro − di cui è attore e regista.
Cheadle, che racconta di essere cresciuto sulle note di Davis, parte dal corpo sonoro di uno degli artisti più grandi del nostro tempo, sconvolgente e spesso sconvolto (dalle droga e dalla depressione) che ha cambiato la musica, per poi raccontare rimpianti e sofferenze di un uomo distrutto e animato da ricordi spesso dolorosi. Il regista dilata la vita del genio mostrandocelo schiavo di sé, di ciò che è stato e della foga creativa e espressiva che l’ha animato e tormentato. Dal successo (la registrazione di Porgy and Bess) alla caduta degli anni ’70. Dalla serenità agli eccessi disperati. Dal corpo teso e nerboruto del giovane Miles che vibra nei suoi pezzi e nell’amore violento e infelice per Frances si arriva a quello smangiato e corroso dalla droga che vaga alla ricerca di una bobina perduta, pieno di rimpianti per l’unica donna amata e persa. Miles Ahead si snoda proprio sulla contrapposizioni tra ieri e oggi, e il filo conduttore è la musica che suona sublime e smisurata, come eccedente risulta la figura del compositore; non è un caso che il film inizi proprio con il suono della voce del musicista che, intervistato alla radio, riassume la sua musica prendendo la tromba e suonando. Uno strumento che unisce i tempi e i due poli della vicenda umana e creativa dell’artista sconvolgendo il pubblico con stacchi violenti spesso brutali che hanno l’intento di sorprendere. A meravigliare è proprio la costruzione che grazie al montaggio a schiaffo accosta piani temporali diversi (spesso generi cinematografici diversi: biopic e poliziesco), frammenti di vita distanti che turbano ma anche affascinano lo spettatore. L’occhio di Cheadle stringe sui corpi (gli amplessi tra Miles e Frances), utilizzando piani stretti che indagano i mutamenti dell’animo di Davis per poi allargarsi mostrandoci le sparatorie e gli inseguimenti di cui il musicista e il giornalista di Rolling Stone (Ewan McGregor) sono i protagonisti. Se da una parte proprio per questo Miles Ahead stupisce (anche per la sperimentazione che vi si può scorgere) dall’altra si può trovare proprio in questo un limite: la visione di Cheadle dà sì la possibilità di toccare varie “età” dell’uomo, che risultano però poi mancanti di qualcosa. Miles Ahead non è dunque un film totalmente riuscito: se ha dalla sua momenti di estrema eleganza, raffinatezza e libertà espressiva resta però anche irretito nel suo gioco, rompendo così l’ampio respiro da cui spesso è pervaso.
Miles Ahead [id., USA 2015] REGIA Don Cheadle.
CAST Don Cheadle, Emayatzy Corinealdi, Ewan McGregor, Michael Stuhlbarg.
SCENEGGIATURA Steven Baigelman, Don Cheadle. FOTOGRAFIA Roberto Schaefer. MUSICHE Robert Glasper.
Biografico, durata 100 minuti.