SPECIALE MONDI VIRTUALI
Quando il virtuale assomiglia al reale
Oggi, che a delle grosse produzioni cinematografiche, soprattutto se per ragazzi, faccia seguito un folto gruppo di prodotti correlati come videogiochi, figurine e il più vario merchandising nessuno più si stupisce, come fosse quasi naturale.
Nessuno scandalo o demonizzazione: in fondo naturale lo è se si considera che uno degli scopi dell’arte, in particolar modo quella cinematografica, è quello di creare nuovi mondi che, traducendo il concetto nel nostro contesto storico, vuol dire creare nuove merci e nuove “presenze”, virtuali e ricorrenti. Tron fu uno dei primi film a delineare questo modello produttivo. Gli anni ’80 videro l’esplosione dei videogiochi arcade, le macchine a gettoni con Tetris, Pac Man o Space Invaders conquistarono migliaia di giovani che facevano la fila per poter salvare la terra con joystick e pulsanti. La Disney, che produsse Tron, ci vide lungo, raccolse i migliori animatori ed esperti di computer graphics, allora una figura assai più rara, e realizzò una realtà virtuale e ipertecnologizzata che attraverso la nozione di gioco, sfida e livello, forniva l’ambiente perfetto per un film d’avventura che ricalca tutti gli stereotipi del genere. Dove c’erano mondi esotici e incontaminati, belve feroci e popoli sconosciuti, nel 1982 il luogo più distante, misterioso e selvaggio era il circuito di un supercomputer, oggetto ancora alieno e delle cui capacità era facile fare supposizioni immoderate, incerte e, in alcuni casi, anche un po’ esoteriche. Protagonisti del film sono gli users, esperti programmatori di una società al capo della quale si è imposto l’avido Dilinger, e i loro software, creati per controbattere lo strapotere dell’autoritario e dittatoriale Master Control Program, un processo sempre attivo dotato di un’intelligenza quasi umana. Lo user autore dei videogiochi di maggiore successo è Kevin Flynn (Jeff Bridges) i cui file vengono rubati dallo stesso Dillinger che se ne attribuisce il merito e il compenso. All’interno del supercomputer ci sono tracce della falsa attribuzione e Flynn con Alan Bradley sviluppano dei programmi per rintracciare le prove perdute. È questo il pretesto per trasportare la vicenda e l’avventura all’interno dei circuiti stessi: effetti speciali avanzatissimi per l’epoca vedono gli antagonisti sfidarsi tra chip-astronavi e software antropomorfo con piccoli bit che galleggiano nell’aria e sanno dire solo sì e no, secondo la loro logica binaria, ben rappresentando un mondo dove si è vivi o morti, accesi o spenti. Una realtà virtuale dove la concezione di tempo è differente, statica e assieme velocissima, basata su cicli e concorrenza tra processi, che non è poi tanto distante dal mondo-mercato in cui viviamo. Al film fece seguito un videogioco omonimo e più volte riproposto che ha fatto acquisire al film un ruolo di cult generazionale forse non del tutto meritato.
Tron [id., USA 1982] REGIA Steven Lisberger.
CAST Jeff Bridges, Bruce Boxleitner, David Warner, Cindy Morgan.
SCENEGGIATURA Steven Lisberger. FOTOGRAFIA Bruce Logan. MUSICHE Wendy Carlos.
Fantascienza, durata 96 minuti.