Sono Solo, Han Solo
Per le strade di Corellia, controllate dall’Impero e dagli schiavisti, Han vive alla giornata tra furtarelli ed espedienti. Assieme alla sua amata Qi’ra tenta di sottrarre una fiala di prezioso coassio ma, appena prima di fuggire, i due vengono separati. Per diventare il più grande pilota della galassia e tornare a riprendere Qi’ra, Han si unisce prima all’Impero e poi a un gruppo di mercenari. Ma il suo futuro è già (quasi) scritto nel nome che gli viene affibbiato: Solo.
Esistono principalmente due percorsi che permettono di attraversare e visitare la saga di Star Wars: il “cardo” fantasy è la Forza, energia di tutti gli esseri viventi dell’universo, espressa come contrapposizione tra lato chiaro e lato oscuro che si annidano l’uno nelle pieghe dell’altro; il “decumano” avventuroso invece è lo scontro Impero/ribellione, rappresentazione quanto mai fisica dell’altro genere di riferimento, di cui Solo: a Star Wars Story è, ad oggi, espressione più pura.
A differenza della completezza autoconclusiva e autodistruttiva di Rogue One – che, a meno di sorprese dell’ultima ora, passerà alla storia come il miglior film della saga – lo spin-off diretto da Ron Howard è un’operazione confezionata appositamente per i fan della prima ora, un numero speciale che potrebbe benissimo chiamarsi “Solo: le origini” e dichiararsi così estraneo fin da subito a qualunque tentativo di progresso.
Come il James Halliday di Ready Player One, Howard programma un gioco e all’interno vi nasconde delle chiavi che il giocatore non è però chiamato a trovare ma semplicemente a osservare mentre altri le scoprono: che si tratti dell’entrata in scena del Millenium Falcon, di Chewbecca o del riferimento finale a Tatooine, il tentativo è sempre quello di indurre uno stato di stupore costante, basato sul riconoscimento di ciò che il fan medio già conosce. Non chiamatelo effetto nostalgia ma puro divertissement disinteressato dove a subire il torto più grande è proprio Han, carismatico e rivoluzionario nell’interpretazione di Harrison Ford, sbruffone e narciso in quella di Alden Ehrenreich. Come se Indiana Jones (sempre Ford, non a caso) una mattina si fosse risvegliato nei panni di Star-Lord ma con la frusta al posto delle pistole.
Spielberg gode nel far entrare i suoi personaggi in Shining da neofiti, e noi con lui; Howard vuole solo vedere se siamo stati attenti finora e noi facciamo cenno di sì mentre, sotto banco, ci prepariamo alla lezione successiva.
Solo: A Star Wars Story [id., USA 2018] REGIA Ron Howard.
CAST Alden Ehrenreich, Emilia Clarke, Woody Harrelson, Donald Glover, Paul Bettany, Thandie Newton.
SCENEGGIATURA Jonathan e Lawrence Kasdan. FOTOGRAFIA Bradford Young. MUSICHE John Powell.
Avventura/fantasy, durata 135 minuti.